di Gaetano Morone. Dal rapporto Global Trends in Renewable Energy Investment 2011 preparato dalla società Bloomberg New Energy Finance per conto dell’UNEP, il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite e pubblicato in data 11-07-2011.
Questo studio afferma che nel 2010, nel mondo, gli investimenti globali nel sole, nel vento, nelle biomasse sono aumentati del 32% rispetto all’anno precedente e hanno raggiunto la cifra, ormai ragguardevole, di 211 miliardi di dollari. Tra il 2004 e il 2010 gli investimenti nelle “Nuove rinnovabili” sono cresciuti del 540% imponendosi come il settore emergente nel mercato mondiale dell’energia.
A tirare è soprattutto l’eolico (94,7 miliardi di dollari, + 30% rispetto al 2009). Ma se si prende in considerazione la spesa per i piccoli pannelli solari, il sole tiene assolutamente botta, con un investimento di 86 miliardi in crescita del 52% rispetto all’anno precedente. Si tratta di un autentico boom, che ha consentito di abbattere in un solo anno del 18% il costo per megawatt delle turbine eoliche e, addirittura, del 60% il costo per megawatt dei pannelli fotovoltaici.
Da questo rapporto si evince la mappa degli investimenti. L’Asia e l’Oceania è l’area del mondo dove si investe di più (oltre il 59%), seguita dall’Europa (35%), Nord America (30%) e Sud America (13%). Chiudono Africa e Medio Oriente col 5%. Per la prima volta nel 2010 gli investimenti dei paesi a economia emergente hanno superato quelli dei paesi di antica industrializzazione. La Cina, con 49,8 miliardi di investimenti, è il paese che traina la crescita. Seguono la Germania (41 miliardi di investimenti), che sta puntando moltissimo sul “piccolo solare”, e gli Stati Uniti (29,6 miliardi). Quarta è l’Italia (13,8 miliardi di investimenti), con una crescita equilibrata delle grandi e piccole infrastrutture. Tra i paesi a economia emergente si segnalano, dopo la Cina, il Brasile e l’India.
Un discorso specifico merita l’Europa. Che è l’unica regione al mondo dove gli investimenti finanziari sono diminuiti (del 22%), ma sono stati ampiamente compensati dalla creazione di progetti a piccola scala. In Germania, per esempio, i “pannelli sui tetti” rappresentano ormai quasi il 90% dei nuovi investimenti. E anche in Italia i piccoli progetti rappresentano la metà degli investimenti. Al contrario, in Cina sono i grandi investimenti finanziari a rappresentare la quasi totalità della spesa.
Alla luce di queste e altre cifre è possibile tirare qualche conclusione. Le “nuove rinnovabili” si propongono come il settore forse principale in cui si gioca non solo la partita energetica, ma la grande partita dell’innovazione. Sono in grado almeno di accettare la sfida per proporsi, insieme al risparmio, come la grande alternativa ai combustibili fossili per un radicale cambiamento del paradigma energetico. L’abbattimento dei costi procede veloce. L’eolico su terraferma è ormai competitivo con le fonti tradizionali e anche il solare, almeno nei paesi più irraggiati, non ha più costi fuori mercato.
L’Asia si conferma come l’area del mondo più competitiva. E questa è una buona notizia, perché questa volta la competizione ha il carattere della sostenibilità ecologica.
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