venerdì 14 marzo 2014

TERRA DEI FUOCHI

I risultati sono stati presentati ieri a Palazzo Chigi dai ministri alla Salute, Beatrice Lorenzin, all’Ambiente Gian Luca Galletti e all’Agricoltura Maurizio Martina, e dal governatore della Campania, Stefano Caldoro.
 I terreni inquinati sono delimitati con precisione. Occorre ora garantire che i loro prodotti non siano immessi sul mercato e soprattutto passare alla seconda fase, quella più importante e spinosa: le bonifiche.
Un dossier corposo con una copertina inquietante, quello presentato ieri: mostra lo stesso sito fotografato dall’alto più volte. Nella prima immagine si vede un campo coltivato, poi si nota un buco. Nell’ultima foto il terreno risulta ricomposto e nuovamente coltivato. E dal confronto tra le immagini è stato possibile risalire allo sversatoio abusivo e quindi ai veleni.
Lo stesso lavoro è stato fatto per tutte le aree a rischio della Terra dei Fuochi: le indagini infatti hanno messo a confronto i dati di enti locali, agenzie dell’ambiente, magistratura, università e forze dell’ordine che già nel passato avevano mappato i 57 Comuni delle Province di Napoli e Caserta, un’area complessiva di 1.076 chilometri quadrati che sono stati vittima di sversamenti abusivi. Quella che è venuta fuori è una sorta di classifica dei veleni: I campi sono stati divisi in cinque gruppi a seconda dell’indice di gravità della situazione. Di quello più danneggiato, il 5, fanno parte sette siti, che si trovano nei comuni di Acerra, Caivano, Giugliano, Succivo e Villa Literno (tra questi ci sono le aree degli stabilimenti dei fratelli Pellini). Le altre 44 si trovano anche a Castel Volturno, Villa Literno e Nola. In totale si tratta di 64 ettari di suolo agricolo, pari al 2% della superfice della Terra dei Fuochi e allo 0,14% di quella campana.
I prodotti di tutte queste aree non potranno essere messi sul mercato fino a quando, lo prevede il decreto firmato ieri dai tre ministri, non saranno ultimate ulteriori analisi che dovranno essere concluse entro novanta giorni. I proprietari potranno però, farle fare a loro spese, dalla Autorità competente. Proprio per venire incontro alle esigenze dei coltivatori la Giunta regionale ha varato, lo ha sottolineato il governatore Caldoro, un fondo di 50 milioni di euro per le imprese agricole che dovranno far fare in proprio i controlli e le analisi aggiuntive e quindi dovranno sostenere costi straordinari.

Quella messa in campo, lo hanno sottolineato ieri tutti i ministri intervenuti è un’operazione chiarezza. «Oggi presentiamo un buon lavoro dal punto di vista dell'ambiente, della salute, dell'agricoltura ma anche dal punto di vista politico»: ha sostenuto il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti sottolineando «l'attenzione di questo governo alla Campania e alla Terra dei fuochi» con «tre ministri che potrebbero avere interessi confliggenti ma che in poco tempo hanno trovato una identità comune molto forte».
E il ministro Martina ha spiegato: «Con l’atto che andiamo a firmare definiamo nuove azioni ed entro 90 giorni si completeranno nuove indagini per indicare precisamente la destinazione possibile per ogni area. Un’intervento che servirà a rilanciare i prodotti campani».

Caldoro, dal canto suo, ha sottolineato: «Questo decreto è un buon esempio di collaborazione istituzionale: quello che prima non si incrociava oggi dialoga. E così è possibile passare dall’emotività alla razionalità». E il responsabile dell’Agea, Giovanni Mainolfi ha spiegato: «In Italia non esiste legislazione su limiti inquinanti per i terreni ci siamo riferiti quindi ai parametri utilizzati per il verde pubblico, ma a maggio ci saranno due nuovi decreti per definire i parametri da utilizzare per l’acqua e per il territorio».

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