I risultati sono stati presentati ieri a Palazzo Chigi dai
ministri alla Salute, Beatrice Lorenzin, all’Ambiente Gian Luca Galletti e
all’Agricoltura Maurizio Martina, e dal governatore della Campania, Stefano
Caldoro.
I terreni inquinati
sono delimitati con precisione. Occorre ora garantire che i loro prodotti non
siano immessi sul mercato e soprattutto passare alla seconda fase, quella più
importante e spinosa: le bonifiche.
Un dossier corposo con una copertina inquietante, quello
presentato ieri: mostra lo stesso sito fotografato dall’alto più volte. Nella
prima immagine si vede un campo coltivato, poi si nota un buco. Nell’ultima
foto il terreno risulta ricomposto e nuovamente coltivato. E dal confronto tra
le immagini è stato possibile risalire allo sversatoio abusivo e quindi ai
veleni.
Lo stesso lavoro è stato fatto per tutte le aree a rischio
della Terra dei Fuochi: le indagini infatti hanno messo a confronto i dati di
enti locali, agenzie dell’ambiente, magistratura, università e forze
dell’ordine che già nel passato avevano mappato i 57 Comuni delle Province di
Napoli e Caserta, un’area complessiva di 1.076 chilometri quadrati che sono
stati vittima di sversamenti abusivi. Quella che è venuta fuori è una sorta di
classifica dei veleni: I campi sono stati divisi in cinque gruppi a seconda
dell’indice di gravità della situazione. Di quello più danneggiato, il 5, fanno
parte sette siti, che si trovano nei comuni di Acerra, Caivano, Giugliano,
Succivo e Villa Literno (tra questi ci sono le aree degli stabilimenti dei
fratelli Pellini). Le altre 44 si trovano anche a Castel Volturno, Villa
Literno e Nola. In totale si tratta di 64 ettari di suolo agricolo, pari al 2%
della superfice della Terra dei Fuochi e allo 0,14% di quella campana.
I prodotti di tutte queste aree non potranno essere messi
sul mercato fino a quando, lo prevede il decreto firmato ieri dai tre ministri,
non saranno ultimate ulteriori analisi che dovranno essere concluse entro
novanta giorni. I proprietari potranno però, farle fare a loro spese, dalla
Autorità competente. Proprio per venire incontro alle esigenze dei coltivatori
la Giunta regionale ha varato, lo ha sottolineato il governatore Caldoro, un
fondo di 50 milioni di euro per le imprese agricole che dovranno far fare in
proprio i controlli e le analisi aggiuntive e quindi dovranno sostenere costi
straordinari.
Quella messa in campo, lo hanno sottolineato ieri tutti i
ministri intervenuti è un’operazione chiarezza. «Oggi presentiamo un buon lavoro
dal punto di vista dell'ambiente, della salute, dell'agricoltura ma anche dal
punto di vista politico»: ha sostenuto il ministro dell'Ambiente, Gian Luca
Galletti sottolineando «l'attenzione di questo governo alla Campania e alla
Terra dei fuochi» con «tre ministri che potrebbero avere interessi confliggenti
ma che in poco tempo hanno trovato una identità comune molto forte».
E il ministro Martina ha spiegato: «Con l’atto che andiamo a
firmare definiamo nuove azioni ed entro 90 giorni si completeranno nuove
indagini per indicare precisamente la destinazione possibile per ogni area.
Un’intervento che servirà a rilanciare i prodotti campani».
Caldoro, dal canto suo, ha sottolineato: «Questo decreto è
un buon esempio di collaborazione istituzionale: quello che prima non si
incrociava oggi dialoga. E così è possibile passare dall’emotività alla
razionalità». E il responsabile dell’Agea, Giovanni Mainolfi ha spiegato: «In
Italia non esiste legislazione su limiti inquinanti per i terreni ci siamo
riferiti quindi ai parametri utilizzati per il verde pubblico, ma a maggio ci
saranno due nuovi decreti per definire i parametri da utilizzare per l’acqua e
per il territorio».
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