martedì 15 dicembre 2009

Il principio fondamentale della democrazia

di Angelo Mancini

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Ho letto con interesse l'articolo "Cattivi maestri" di Angelo D' Orsi che rispolvera con parole nuove, ma toni vecchi, la presunta superiorità morale, culturale e politica di una sinistra del "cachemire", come la chiamava Gian Carlo Fusco, giornalista, scrittore, ma soprattutto spirito libero e non settario. "Chi la fa, l'aspetti", è questo che traspare dalle parole del giornalista e l'unico leader politico che abbia il coraggio di affermare questa sacrosanta e incontrovertibile verità è l'onorevole Di Pietro. Di seguito sono riportate tutte le "malefatte" e le "forzature" istituzionali e politiche del reprobo che con " pervicacia ostinazione" " se l'è cercata". Questa sinistra settaria, elitaria e salottiera ha già fatto enormi danni al paese con le sue utopie politiche, dimostrandosi , il più delle volte, utili sciocchi per il potere, alla stessa stregua del Tartaglia.
All'articolista sfugge completamente che il principio fondamentale della democrazia è la libertà, di parola, di opinione, di fede, di azione governativa; questa omissione è gravissima sia se è voluta sia se è non-voluta. Se fosse volontaria , dovremmo pensare che la libertà vale per tutti tranne che per i nostri "nemici" avversari politici, e questo è qualcosa di inaccettabile. Se fosse non intenzionale, dovremmo presupporre che per il signor D'Orsi la libertà non è un pilastro della democrazia, ma una concessione, e questo è l'anticamera della tirannide.
Forse è utile richiamare la mai abusata frase di Voltaire: " Non sono d' accordo con te, ma darei la mia vita affinchè tu possa esprimere le tue opinioni". In questa vicenda è questo, a mio parere, l'elemento che va messo in evidenza e non l'aspetto provocatorio dei discorsi e dell'azione politica del cavaliere. Il principio sacro e fondatore della democrazia, la libertà, impone una ferma condanna del gesto; questo principio vale per tutti indistintamente, amici, sodali e avversari, e non può essere sospeso in alcun modo e in nessuna circostanza. I provvedimenti del governo si combattono in parlamento con un'azione politica chiara e forte, non con le forche giornalistiche o con la pubblica gogna: per sfortuna del signor D'Orsi, almeno su questo, il medioevo è alle spalle. L'attentato di Bologna del 1926 a Mussolini, che il giornalista cita, servì al governo fascista per introdurre alcune leggi " fascistissime" che di fatto rafforzarono il potere e non ai partiti di opposizione che si videro dichiarati fuorilegge. E' la storia, allora, che ci insegna che l'atteggiamento proposto dall'articolo non è quello giusto se si vuole congiurare il pericolo di un nuovo regime.
Concludo con un altro pensiero di Voltaire: "perdoniamoci reciprocamente le nostre sciocchezze". Dette da un laico "mangiapreti" queste parole acquistano un significato ancora più profondo e universale e ci fanno perdonare anche i cattivi maestri alla D' Orsi che rendono un cattivo servigio alle nostre coscienze.

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