domenica 21 dicembre 2008

Cambiamento non rinnovamento

 La bufera giudiziaria che in questi giorni si sta abbattendo su alcuni amministratori del Pd è il risultato di una concezione degenerativa del potere, sorta con la cosiddetta seconda repubblica, che ha di fatto cristallizzato e mummificato la vita politica italiana, non assicurando nè ricambio nè meccanismi di controllo in grado di porre un argine alle distorsioni sviluppatesi durante la prima repubblica. Se durante il lungo periodo democristiano e poi pentapartitico il blocco democratico era costituito dal fattore comunista che di fatto rendeva impossibile l'alternanza, nella seconda repubblica l'alternanza democratica è stata vanificata da una gestione "innaturale" della cosa pubblica : non più per investitura democratica, ma per consorterie . La politica, colta nel suo momento di debolezza e difficoltà, ha ceduto il suo primato civile e la sua legittimazione popolare in favore di una struttura eterogenea e affaristica cooptata attraverso riforme elettorali che di fatto consegnavano la rappresentanza democratica a segreterie partitiche e a salotti romani che niente hanno a che vedere con la tradizione repubblicana del nostro paese. Abbiamo assistito in questi anni a una proliferazione di assessori designati, ma non eletti, che , quindi, non rispondevano agli elettori, ma a chi o a coloro che li avevano cooptati in quelle cariche. Abbiamo assistito in questi anni alla crescita di uno sterminato esercito di consulenti che piegavano l'attività amministrativa di enti e regioni alle esigenze della coalizione vincente estromettendo di fatto la pubblica amministrazione dalla gestione e dal controllo degli atti amministrativi. Abbiamo assistito in questi anni all'esproprio della rappresentanza e alla nascita di una classe politica senza nessun legame con il territorio da rappresentare.

Tutto questo ha prodotto il cortocircuito politico-affaristico a cui oggi assistiamo. Faremmo, però, lo stesso errore del 1994 se mettessimo sotto accusa i partiti e non invece le singole persone. I partiti rappresentano idealità, bisogni e soluzioni democratiche e condivise che vanno preservate e adeguate ai cambiamenti che intervengono. Perseguiti vanno, invece, i comportamenti dei singoli qualora questi derogano dalle leggi vigenti. E' utile ricordare che in germania è stato messo sotto accusa il cancelliere Helmut Kolh e non il partito democristiano che,infatti, dopo un periodo di opposizione è tornato al potere con nuovi dirigenti e un nuovo cancelliere. Non si capisce perchè in Italia non sia avvenuto o non possa avvenire lo stesso.

Ripristinare un sistema di regole democratiche certe e trasparenti che assicuri un'effettiva rappresentanza popolare deve essere allora il primo obiettivo da perseguire. Non più potere, come chiesto da qualcuno nella direzione del Pd, ma più regole : maggior potere produce maggiori deleghe, maggiore cooptazione, maggiore esproprio della funzione rappresentativa e minore senso di responsabilità  nella gestione della cosa pubblica. Un altro obiettivo primario è ripensare alla gestione dei servizi primari: è la gestione privata dei servizi pubblici attuata con denaro pubblico la vera causa del marasma giudiziario che sta venendo fuori. Invece di introdurre un sistema di vera concorrenza si è costruito un sistema di commistione tra pubblico e privato con la politica a fare da mallevadore nella spartizione del denaro pubblico.  Il cambiamento appare, dunque, un'esigenza ineludibile. Rimuovere qualcuno per designarne un altro non produce un effettivo cambiamento, ma solo un rinnovamento del sistema attuale di gattopardiana memoria. Qualsiasi rinnovamento non mira al cambiamento del sistema, ma alla sua perpetuazione; un rinnovamento di persone, se sono parte del sistema, non provoca un cambiamento, ma la persistenza del sistema. Il vero cambiamento consiste nel ripristinare regole certe e trasparenti della rappresentanza e della partecipazione democratica, oggi espropriate al popolo sovrano, accantonando tentazioni cesaristiche ed elitarie da cui anche una parte del centro-sinistra non si dimostra immune

 Angelo Mancini                              

                                                               

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