In qualsiasi confronto, io cerco sempre di seguire un tirocinio che, parafrasando uno dei padri del nuovo c.p.p. italiano, sia guidato da una regola fondamentale: dire tutto l’importante, con parole autentiche, scrivendo (o parlando) poco e chiaro [1]. Pertanto, raccolgo l’invito del Consigliere Comunale Ludovico Prete e rendo ancora più esplicita la mia posizione circa l’ amministrazione di cui sono parte e, più in generale, rispetto alla cosiddetta politica che si è praticata, che si pratica e che si vuol continuare a praticare in questo paese.
Anch’io sento dire ancora una volta, l’ennesima, che questa amministrazione non è che sia proprio ferma, ma per scovare quel “qualcosa” che ha fatto, bisogna essere degli abili rabdomanti della politica perché, in superficie, l’opinione dominante nella nostra comunità è un’altra: si vuole continuare a “sopravvivere istituzionalmente” fino a quando la ricerca (a volte mirata, a volte random) del cosiddetto capro espiatorio non giungerà a buon fine e si potrà tornare alle urne, tutti (in)soddisfatti.
Certo, le ragioni di questa situazione sono molteplici (e spesso non di natura politica), ma un dato non può essere messo in discussione: fin dall’inizio di questa esperienza amministrativa, sono mancate chiarezza e lealtà tra tutti i protagonisti e, in particolar modo, da parte di chi poteva e doveva essere il garante della coalizione che aveva vinto le elezioni.
Questa è, a mio avviso, l’unica vera causa della stagnante situazione politica che è sotto i nostri occhi. Non si spiega, infatti, come sia stato possibile che una maggioranza, legittimata da un notevole consenso elettorale, che ha avuto la fortuna di sedere in un Consiglio Comunale senza opposizione (perché divisa fin dal primo momento), non sia stata in grado di mettere in atto una efficace azione amministrativa.
Si dice, poi, che il rimedio è peggiore del male perché le elezioni anticipate sono addirittura “il disconoscimento delle regole democratiche”, ma allora devo dedurre che l’Italia è un paese totalitario, visto che, tranne il precedente governo Berlusconi, mai nessun governo nazionale è arrivato alla scadenza naturale del mandato elettorale! Va detto subito, però, che se il voto, oltre ad essere personale, uguale e segreto, non è soprattutto libero, come recita la nostra Costituzione, ma trova sempre la sua ragion d’essere nelle aspettative di coloro che vogliono essere clientes [2] a tutti i costi, allora forse è meglio non votare mai più.
Ciò posto, ritengo che non solo questo, ma nessun governo di Guardia Sanframondi, potrà essere “giusto” [3] senza un nuovo contratto sociale tra la politica e il cittadino, basato sui principi minimi della convivenza civile: a) il principio di imparzialità (inteso come l’adozione di metodi di esercizio del potere e della politica che evitino favoritismi preferenze e/o discriminazioni); b) il principio di legalità (inteso come l’obbligo di sanzionare con gli strumenti previsti dal Legislatore chi, senza giustificato motivo o per negligenza o per incapacità, non rispetta le regole).
Forse, come dice la canzone, I’m dreamer, perché penso ancora che politica derivi da polis e non sia mera aspirazione al potere (Max Weber), ma qualcuno mi smentisca con fatti e non con effetti speciali, affinché non debba convincermi definitivamente come Saint-Just che il popolo ha un solo nemico davvero pericoloso: il suo governo.[4]
In definitiva, ogni giorno che passa in questa ridente cittadina sui colli del Sannio, mi rendo conto che “lo spazio dell’esperienza oltrepassa l’orizzonte delle aspettative” [5], cosicché, mentre noi aspettiamo la Divina Provvidenza, discutendo di aritmetica politica, il mondo continua a correre in tutt’altra direzione.
Chiudo con una notazione personale: non sono un aspirante suicida, sempre in procinto di tagliarsi le vene, come qualche amico mi ha fatto notare anche in occasione della mia lettera di dimissioni da Assessore, e quindi, per una volta, voglio essere ottimista: se la sindrome di Stoccolma e il virus del potere per il potere continueranno a proliferare nella nostra comunità, assisteremo presto ad allegre e patologiche interpretazioni della realtà politica: spero negli anticorpi dei nostri concittadini.
Il Consigliere Comunale Giuseppe Falato
[1] Franco Cordero, Procedura Penale, Roma, 7ª edizione.
[2] Soggetti non di condizione servile, ma nondimeno posti in condizione di sudditanza verso un patronus cui dovevano obbedienza: Dizionario Giuridico Romano, Napoli, 3ª Edizione.
[3] Per il concetto di giustizia come equità v. John Rawls, A Theory of Justice, Harvard College,1972, trad. italiana Milano 2009. Questo libro dovrebbero leggerlo tutti quelli che si definiscono democratici.
[4] AA.VV. , Il pensiero politico dall’antichità a oggi, Milano, 1996.
[5] Reinhart Koselleck, Futuro Passato, Genova, 1986.