Sull’ignobile e imbarazzatissima sottospecie di tribunale che si è voluta costituire la mattina del 17 gennaio 2010 presso la sala del castello ad opera del sedicente PD locale, altri si pronunceranno. A me preme dire qualcosa a proposito della puntigliosa, acre, semibugiarda e tendenziosa relazione letta da Ludovico Prete al quale va il merito di aver dato voce e testa a quelli che non parlano mai, a quelli che hanno costituito minoranza silenziosa in ogni circostanza e che mai una volta hanno dato segno di cosa circolasse nella loro testa, a parte qualche generico “non è così” e ragione incondizionata al sindaco anche a fronte delle più marchiane evidenze.
Una cosa, tuttavia, è da sottolineare: si è usciti alla fine, ed era ora, da quella piccola ambiguità ricoperta dalla foglia di fico del ruolo istituzionale. E si è ritornati a funzioni proprie, che rimandano alla mente i placcaggi operati nei confronti di Carlo Falato, ai tempi della fine della sua amministrazione. Nulla di nuovo sotto il sole.
Una piccola sorpresa mi ha prodotto la constatazione della iscrizione di getto al circolo dei mezzi bugiardi: le bugie sono facili da smontare; più complicato è smontare una mezza bugia che ha, in sé, un qualche aggancio con la verità. Vedi, amico mio, le cose si devono dire, ma per intero e non solo per la parte che più ci fa comodo. Ma di questo parleremo tra breve.
Nella puntigliosa relazione letta a tanta assemblea, c’è tutto un susseguirsi di rivendicazioni, ricostruzioni minuziose di fatti, evocazioni di chissà quali calamità, messaggi subliminali che fanno leva sul sentire profondo delle persone, che convergono verso la tesi salvifica del complotto che sarebbe stato ordito al di là di ogni ragione amministrativa.
Io ci andrei molto cauto.
L’amministrazione Ciarleglio nasce da una ambiguità di fondo. Non lo voleva nessuno. Ma nel vuoto che si è generato nell’insensata e pervicace volontà di abbattere l’amministrazione Falato (su cui una volta tireremo tutte le somme) si è avuto questo stranissimo inserimento. Ci siamo trovati di fronte ad una persona che a sua volta (insensatamente e da me detto in tempi non sospetti) era stata giubilata e che come reazione non aveva saputo rispondere in altro modo che facendo votare la lista avversaria, quella, per intenderci capeggiata dal dott. Amedeo Ceniccola, determinandone, di fatto, la vittoria. E, per piacere, nessuno faccia finta di non sapere queste cose.
Tale è il personaggio che ci siamo trovati di fronte. E quando si è trattato di chiudere l’accordo per le candidature non si è fatto scrupolo alcuno di sottoscrivere patti con chiunque, anche in forte contraddizione, se non in contrapposizione, tra loro. Uno di questi è quello che ha sottoscritto con i DS, condizione minima per la partecipazione alla coalizione. Bastava dire di no e i Ds non avrebbero partecipato e tutti sarebbero vissuti felici e contenti. E invece no. E qui emerge la vera ragione del fallimento politico di questa compagine. E non mi stancherò mai di dire per tutta ed esclusiva responsabilità del sindaco.
Nicola Ciarleglio, tirato su a pane e politica, è convinto di essere il detentore di ogni potere e che per questa sua prerogativa sia lecito fare a meno di ogni collegialità. L’amministrazione ha cominciato ad avere problemi da subito proprio perché ciò che aveva fatto la mano destra era ignoto alla sinistra. Da subito, perciò, c’è stata la mia richiesta di lasciar perdere tutte le premesse che avevano portato a quel genere di coalizione e di ricominciare tutto daccapo. Sedendoci al tavolo, noi dodici di maggioranza e decidendo nella massima lealtà e trasparenza, tra galantuomini, il da farsi. Ma al Ciarleglio non è passato manco per la testa di adottare questa pratica. Essa comportava assunzioni di responsabilità certe e nei confronti di tutti. Più comodo, molto più comodo, perseverare nell’ambiguità, nel rapporto ad personam, nel raccontare cose diverse a persone diverse, nel prendere iniziative senza dire niente a nessuno. Mai che tutti i consiglieri di maggioranza sapessero la stessa cosa riguardo ad un problema. Più le cose sono mischiate, meno sono intellegibili. Secondo la ben nota norma che chi più sa frega chi meno sa.
Un esempio per tutti (e per ora): gli indirizzi programmatici sono finiti nel porto delle nebbie per una sola piccola osservazione che feci all’atto della loro presentazione(ben sei mesi dopo il termine fissato dalla legge). Nei cinque anni dell’amministrazione Falato, fummo costretti a sorbirci i quotidiani improperi del precedente sindaco che pretendeva di aver già fatto tutto, e da solo, e che, perciò, noialtri non facevamo che sfruttare il suo lavoro. Mi pareva opportuno che con una iniziativa trasparente e, per una volta, di verità, si attribuisse alle precedenti amministrazioni ciò che era loro e si indicasse, per ogni problema, ciò che intendesse porre in essere l’amministrazione attuale. Una cosa facile facile. Ma non per la visione contorta di Nicola Ciarleglio che non ha smesso per un solo istante di avere comportamenti levantini presupponendo, senza peraltro prove, di essere il migliore di tutti e che, perciò, il suo operato è al disopra di qualsivoglia verifica. E questo lo sa Ludovico Prete, lo sa Antonio Iuliani, lo sa Michele Foschini, lo sa Antonio Di Santo. Lo sanno tutti e tutti quelli che fanno finta di stracciarsi le vesti. Come sanno che non ho firmato la delega dopo il faticoso rientro del vice Sindaco dimissionario Raffaele Di Lonardo, al quale, truffaldinamente, era stato fatto credere che mancava solo la sua accettazione, perché la crisi, il Sindaco, intendeva risolverla sempre allo stesso modo. Facendo firmare uno alla volta e dicendo a ciascuno che tutti gli altri lo avevano già fatto. Io, invece, avevo chiesto espressamente la riunione di tutti perché tutti dicessero in che modo volessero operare e, quindi, non si dicano mezze verità, non solo per i lavori pubblici.
In novecento giorni di amministrazione avrò chiesto invano almeno quattrocentocinquanta volte la riunione di tutto il gruppo di maggioranza. Ma Nicola Ciarleglio non è tipo da prendere impegni a viso aperto perché sa a priori di non volerli onorare. In questo senso per me è strutturalmente bugiardo e questo non ha niente a che vedere con il rispetto, fuori discussione, della persona. E se molte volte ho richiamato l’impegno non rispettato con i DS, non è stato per rivendicazioni fuori luogo e tempo, ma come paradigma della inaffidabilità e della inattendibilità del sindaco.
E’ su questo che è crollato il rapporto di fiducia, ancor più quando, rimasti in otto, non c’è stata modificazione di uno iota di tale comportamento. Gli interessava solo, di volta in volta, superare lo scoglio del Consiglio, anche mendicando una presenza presso i consiglieri di opposizione, e non mi riferisco a Guardia Libera: meglio tirare a campare che tirare le cuoia (Andreotti docet).
Ed è inverosimile che il partito, il PD, che nelle persone del coordinatore provinciale e del presidente e del coordinatore locale e del gruppo consiliare è stato più volte reso edotto di questa situazione, si sia costituito suo malgrado (si vedeva lontano un miglio come alcuni volessero essere lontani da Guardia le mille miglia, il 17 gennaio) in ridicolo gruppo di pressione per dare la solidarietà ad uno che ha sbriciolato una maggioranza di dodici persone perdendone alla sua causa ben sette. Si voleva spaventare qualcuno? Ma che partito è mai questo? Tutto da rifare.
E non si venga a cianciare di opportunità politica, perché la faccia ce la mettiamo noi, e ce la siamo insozzata a sufficienza.
Da ultimo, e sempre per ora, dico questo a Ludovico Prete: fai il tuo lavoro ma non dire mezze bugie. Io ti ho pregato di mantenerti nel ruolo istituzionale e non andare oltre il 14 gennaio con la convocazione del Consiglio perché sarebbero arrivate le dimissioni. Te l’ho chiesto come ad un figlio, permettendomi tanta libertà in quanto compagno di scuola di tuo padre. Te l’ho ribadito in presenza di Antonio Di Santo e della sua fidanzata e di Falato Vincenzo davanti alle poste. Mi sarei aspettato che invece di mostrare tanto inutile sdegno inserissi tale richiesta, per amore di verità, nella tua relazione. Hai fatto male a non farlo. E non tirare in ballo i Riti. Tanto sai bene quanto me che si celebreranno, come sempre è stato. E sai bene quanto me che, per intervento dell’assessore provinciale, il progetto per gli eventi estivi è stato presentato alla Regione. Non mancheranno i finanziamenti. Solo che a gestirli, e forse qui è il punto dolente, sarà la prossima, legittima, amministrazione.
Per ora.
Raffaele Garofano