Ciao Coraggiosi!
Le parole dell'onorevole Mario Pepe appartengono alla classica retorica comiziale o precongressuale dell'enfatizzare in modo parossistico le proprie tesi e posizioni e demonizzare la controparte prefigurando tristi e sciagurati scenari futuri nel caso di una sua vittoria. E' il classico can per l'aia: si abbaia più per richiamare l'attenzione che per azzannare e mordere il malcapitato
che transita nei paraggi. Minacciare ipotesi di scissione nel caso dell'affermazione della controparte politica non è nè elegante nè democraticamente corretto: forse il nostro onorevole è abituato a rispettare il responso democratico solo quando è in suo favore! Ora che si prospetta una sconfitta mal sopporta di diventare minoranza ben conoscendo le modalità con cui ha trattato le sue minoranze.
Al di là del modo goffo e inopportuno con cui ha esternato le sue paure, va detto che non è il solo a paventare simili scenari. Le stesse "paure" sono state espresse da altri esponenti cattolici del PD e da Francesco Rutelli, folgorato qualche anno fa sulla via della Riconciliazione: Roma val bene una messa!
Forse, meno prosaicamente, stiamo solo vivendo un momento di chiarezza. Finalmente si pone il problema dell'identità del Partito Democratico. A lungo elusa, la questione oggi si pone in tutta la sua inevitabilità e necessità. Sin dai primi momenti di vita del PD, ma anche nelle discussioni che ne hanno generato la nascita, la discussione sull'identità del nuovo partito è stata sempre affrontata in modo propagandistico e demagogico, mai in modo realistico e ideale. Non abbiamo sin qui assistito alla nascita di un nuovo soggetto politico, ma all'unione, alla fusione, di due entità che per più di 50 anni erano state contrapposte. Non si abbandonavano le rispettive posizioni in favore di una nuova prospettiva ideale, ma si facevano vivere all' interno del partito conflittualità che oggi non possono più convivere.
Sarebbe,quindi, auspicabile che questo congresso ponesse e risolvesse finalmente le problematiche connesse alla sua identità e che la nuova leadership fosse espressione di un gruppo nuovo, di nuove idealità, capace di guardare avanti, accantonando le differenziazioni storiche che di certo non rendono un partito nuovo, ma una raffazzonata e incongrua aggregazione. Se le contrapposizioni saranno insanabili, come obietta l'onorevole Pepe, avremo perso una grande opportunità di costruire un moderno partito progressista, moderno e attento al sociale, ma non faremo drammi. Altri, come l'onorevole Pepe, porteranno per il resto della propria vita il rimpianto
e la responsabilità per l'opportunità mancata. La stoffa è buona, speriamo in un sarto all'altezza!
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