sabato 18 ottobre 2008

Il mondo e i ragionieri


Il primo ministro inglese , della seconda metà del XIX secolo, Disdraeli, soleva dire che al mondo ci sono tre tipi di bugie: le bugie normali, le grandi bugie e in ultimo i bilanci.  Nonostante questa più che secolare diffidenza, il mondo sembra essere caduto in mano ai ragionieri con le loro cifre e le loro tabelle. La contrapposizione delle cifre, il numero come valore certo e oggettivo, è ormai diventato l'unico parametro di confronto che , relegando in secondo piano le finalità e gli obiettivi, predilige gli aspetti organizzativi e burocratici che sono i soli parametri quantificabili numericamente. Se è vero che ogni servizio per poter funzionare ha bisogno di una organizzazione funzionale, non è altrettanto necessariamente vero che una organizzazione sia di per sè un indice di buon funzionamento del servizio. Assistiamo, perciò, ad una estenuante e lunghissima guerra delle cifre da parte.dei paladini della partita doppia, impotenti e intontiti dalla valanga di numeri, indici,percentuali e raffronti, che invece di chiarirci le idee riescono a confondere le poche certezze che abbiamo. Sottrarsi a questa inutile, ma lucrosa per alcuni, battaglia delle cifre è il primo e principale nostro bisogno.
I numeri della Gelmini sono numeri; troveremo sempre qualcuno disposto a convincerci che sono giusti e altri disposti a giurare che sono cattivi, ma in questo modo rimaniamo sempre in balia dei ragionieri. Partecipare a questo scontro vuol dire solo parteggiare per l'uno o per l'altro e sancire la vittoria della ragione economica rispetto alla politica. Dobbiamo evitare questa trappola computeristica e riaffermare il primato sociale della politica rispetto alle istanze ragionieristiche.
Sentir discutere ragionieri sul costo di un anno scolastico per ogni singolo alunno è eticamente e socialmente devastante : che valore può avere una cifra a confronto della formazione di una persona e di un cittadino? Possiamo e dobbiamo discutere se il servizio scolastico raggiunge quest'obiettivo alto che si è prefissato, ma non possiamo e non dobbiamo consentire di rinfacciarci quanto costa un anno di scuola per un alunno, anche perchè, in fin dei conti, sono soldi nostri. Questo vale per tutti i servizi essenziali che lo stato, la collettività, eroga per i suoi cittadini. Certo i costi sono qualcosa da cui non si può prescindere, ma deve essere chiaro che essi sono il mezzo e non il fine. Quando deliberatamente ci si vuole indurre in questa confusione logica, come il decreto legge Gelmini vuole fare, dobbiamo riaffermare il primato del sociale rispetto al dato numerico, senza farci risucchiare nella battaglia senza fine delle cifre che ha come unico obiettivo il risparmio delle risorse in un modo o nell'altro.
Non permettiamo che i nostri ideali vengano piegati dal calcolo ragionieristico.
Angelo Mancini

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