Amorosi, Castelvenere, Cerreto Sannita, Cusano Mutri, Faicchio, Guardia Sanframondi, Paupisi, Pietraroja, Puglianello, San Lorenzello, San Lorenzo Maggiore, San Salvatore Telesino, Solopaca, Telese Terme. Quattordici paesi, altrettanti sindaci. E' la schiera di fasce tricolore che si oppone ai contenuti del "Piano di rientro del disavanzo - citiamo integralmente quanto da loro stessi sottoscritto in un documento - predisposto dall'Assessorato regionale alla Sanità, secondo il quale l'ospedale di Cerreto verrebbe accorpato a quello di Sant'Agata, con il consequenziale trasferimento di tutte le risorse in una nuova struttura di recente realizzata in territorio di quest'ultimo comune".
Fermo dissenso verso l'iniziativa dell'Assessorato regionale alla Sanità; rispetto del piano ospedaliero (legge Regionale 21/2006); revoca della misura di soppressione e trasferimento dell'ospedale, queste le richieste del gruppo alle quali si unisce quella, di una disponibilità al confronto, da valutare in ogni caso, tesa ad una razionale ed equa riorganizzazione del servizio ospedaliero al fine di garantire sul territorio provinciale adeguati livelli assistenziali.
L'iniziativa è supportata da una premessa che riguarda il piano ospedaliero, approvato con legge numero 24 del 19 dicembre 2006, per il triennio 2006/2009 e che ha inserito il presidio di Cerreto Sannita tra le strutture che concorrono ai tre livelli della rete di emergenza. In base alla legge, infatti, date le prestazioni erogate e i servizi attivati, l'ospedale di Cerreto può essere collocato, tra quelli orientati all'elezione ed all'emergenza, in considerazione anche del fatto che l'Asl Bn1 ha investito risorse, attrezzature ed impianti. Inoltre la stessa Asl, ha predisposto un piano attuativo che conferma Cerreto come struttura strategica attraverso la previsione dell'offerta sanitaria. I sindaci mettono in evidenza, nel loro documento, che il presidio dal 2003 al 2007 ha avuto un trend positivo nelle prestazioni e in particolare che nel 2006 dai dati dell'Arsan emerge che la struttura è tra le prime, in termini di produttività, della Regione.
I punti di criticità che hanno determinato l'ulteriore disavanzo negli esercizi 2007/2008, emergono dai verbali del Tavolo Tecnico Stato-Regione Campania e afferiscono in particolare al mancato rispetto del blocco del turn over, alla spesa farmaceutica superiore al livello programmato, ai maggiori costi per consulenze, concorsi eccetera alla maggiore spesa per la specialistica ambulatoriale. A detta dei sindaci, la chiusura del presidio di Cerreto con il trasferimento in altra sede dei posti letto già esistenti, del personale e dei mezzi non comporterà nessuna riduzione dei costi, ma come unico effetto produrrà la privazione a un territorio montano, qualificabile per legge come area disagiata, dell'unica struttura pubblica che eroga servizi sanitari essenziali ad un utenza di oltre cinquantamila abitanti.
Da: IL SANNIO QUOTIDIANO
Fermo dissenso verso l'iniziativa dell'Assessorato regionale alla Sanità; rispetto del piano ospedaliero (legge Regionale 21/2006); revoca della misura di soppressione e trasferimento dell'ospedale, queste le richieste del gruppo alle quali si unisce quella, di una disponibilità al confronto, da valutare in ogni caso, tesa ad una razionale ed equa riorganizzazione del servizio ospedaliero al fine di garantire sul territorio provinciale adeguati livelli assistenziali.
L'iniziativa è supportata da una premessa che riguarda il piano ospedaliero, approvato con legge numero 24 del 19 dicembre 2006, per il triennio 2006/2009 e che ha inserito il presidio di Cerreto Sannita tra le strutture che concorrono ai tre livelli della rete di emergenza. In base alla legge, infatti, date le prestazioni erogate e i servizi attivati, l'ospedale di Cerreto può essere collocato, tra quelli orientati all'elezione ed all'emergenza, in considerazione anche del fatto che l'Asl Bn1 ha investito risorse, attrezzature ed impianti. Inoltre la stessa Asl, ha predisposto un piano attuativo che conferma Cerreto come struttura strategica attraverso la previsione dell'offerta sanitaria. I sindaci mettono in evidenza, nel loro documento, che il presidio dal 2003 al 2007 ha avuto un trend positivo nelle prestazioni e in particolare che nel 2006 dai dati dell'Arsan emerge che la struttura è tra le prime, in termini di produttività, della Regione.
I punti di criticità che hanno determinato l'ulteriore disavanzo negli esercizi 2007/2008, emergono dai verbali del Tavolo Tecnico Stato-Regione Campania e afferiscono in particolare al mancato rispetto del blocco del turn over, alla spesa farmaceutica superiore al livello programmato, ai maggiori costi per consulenze, concorsi eccetera alla maggiore spesa per la specialistica ambulatoriale. A detta dei sindaci, la chiusura del presidio di Cerreto con il trasferimento in altra sede dei posti letto già esistenti, del personale e dei mezzi non comporterà nessuna riduzione dei costi, ma come unico effetto produrrà la privazione a un territorio montano, qualificabile per legge come area disagiata, dell'unica struttura pubblica che eroga servizi sanitari essenziali ad un utenza di oltre cinquantamila abitanti.
Come si vede in ritardo ma comunque fanno la loro comparsa, si tutti i sindaci, dopo l'iniziativa dei coraggiosi hanno dovuto per forza di cosa prendere posizione. Ma da loro per il ruolo che rivestono ci aspettiamo molto di più che un semplice comunicato per dire che ci sono. Quando meno devono inoltrare una interrogazione parlamentare e promuovere un dibattito pubblico con la presenza dell'Assessore Montemarano. Inoltre chiedo a i coraggiosi di inviare a questi sindaci le schede per la raccolta delle firme per la petizione contro la chiusura dell'ospedale in modo che anche loro provvedano a dare una mano ..... con fatti e non parole.
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