domenica 17 luglio 2011

Camorra, ora il Pdl trema

download di Claudio Pappaianni. Luigi Cesaro, uomo forte di Berlusconi in Campania e re della spazzatura, è ufficialmente indagato per i suoi rapporti con la cosca dei Casalesi. Un'inchiesta che potrebbe terremotare un intero sistema di potere. Indagato per camorra: Luigi Cesaro, presidente della Provincia di Napoli, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli con l'accusa di aver avuto rapporti con il gruppo dei Casalesi capeggiato da Francesco Bidognetti per mettere le mani su un affare immobiliare da 50 milioni di euro.Lo riferisce l'edizione odierna de 'Il Mattino', con un articolo a firma di Rosaria Capacchione, la giornalista che da due anni vive sotto scorta per le minacce subite dai boss del clan dei Casalesi.A chiamare in causa il deputato vicino al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è l'avvocato Michele Santonastaso, a lungo legale degli stessi boss attualmente agli arresti.Le sue rivelazioni, contenute nelle oltre trecento pagine di verbale dell'interrogatorio del 25 marzo scorso, parlano di rapporti tra la camorra, la politica, le imprese e il mondo delle professioni.
Santonastaso, in particolare, si sofferma sulle dichiarazioni di un altro pentito del clan, Luigi Guida detto O' Ndrink, che gli avrebbe parlato degli interessi comuni della famiglia Cesaro e dei Casalesi nell'affare del Pip di Lusciano, piccolo centro del casertano.In particolare, Cesaro avrebbe offerto a Luigi Guida, incaricato di realizzare i progetti del Pip, una percentuale maggiore per la realizzazione dei lavori di quella già presentata dall'imprenditore Emini.
Nel settembre 2008 era stato 'L'Espresso' con un'inchiesta a firma di Gianluca Di Feo e Emiliano Fittipaldi, a parlare per primo dell'affaire sospetto e dei rapporti tra Cesaro e la mafia di Gomorra, citando le accuse dello stesso Guida e di un altro pentito Gaetano Vassallo.Cesaro in passato era già stato arrestato e processato per camorra. Erano i tempi della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo: il Presidente della Provincia di Napoli fu arrestato nel febbraio del 1984 e condannato un anno dopo in primo grado a 5 anni. Fu assolto in appello nel 1986, ma non senza che i giudici avanzassero dubbi e sospetti sul suo rapporto con la NCO: «Il quadro probatorio relativo alla posizione del Cesaro non può definirsi tranquillante». E ancora: «Il dubbio che l'imputato abbia, in qualche modo, reso favori ai suddetti personaggi per ingraziarseli sussiste e non è superabile dalle contrastanti risultanze processuali». Ci penserà Corrado Carnevale, passato alla storia come il giudice ammazza-sentenze, a cancellare in Cassazione tutte le accuse a Cesaro, che sarà assolto "per non aver commesso il fatto".
Da allora Giggino A' Purpetta, come lo chiamano a Sant'Antimo, suo paese natale, ne ha fatta di strada: con i buoni uffici dell'amico e collega di partito Nicola Cosentino, e a suon di tessere e mozzarelle fatte recapitare direttamente ad Arcore, Cesaro è riuscito prima a farsi eleggere deputato e poi a conquistare la Presidenza della Provincia della terza città d'Italia. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.A parte le gaffe che lo hanno reso celebre, la caratteristica principale del suo mandato è stata, finora, l'inefficienza. Un esempio su tutti: i rifiuti. Luigi Cesaro avrebbe dovuto aprire una nuova discarica dove portare la monnezza di Napoli. Ha scelto, invece, di portare i rifiuti fuori regione, con costi doppi e risultati pessimi.
La monnezza è ancora lì. Cesaro pure. Per ora.

giovedì 14 luglio 2011

E vai

 

di Gaetano Morone. Dal rapporto Global Trends in Renewable Energy Investment 2011 preparato dalla società Bloomberg New Energy Finance per conto dell’UNEP, il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite e pubblicato in data 11-07-2011.
Questo studio afferma che nel 2010, nel mondo,  gli investimenti globali nel sole, nel vento, nelle biomasse sono aumentati del 32% rispetto all’anno precedente e hanno raggiunto la cifra, ormai ragguardevole, di 211 miliardi di dollari. Tra il 2004 e il 2010 gli investimenti nelle “Nuove rinnovabili” sono cresciuti del 540% imponendosi come il settore emergente nel mercato mondiale dell’energia.

A tirare è soprattutto l’eolico (94,7 miliardi di dollari, + 30% rispetto al 2009). Ma se si prende in considerazione la spesa per i piccoli pannelli solari, il sole tiene assolutamente botta, con un investimento di 86 miliardi in crescita del 52% rispetto all’anno precedente. Si tratta di un autentico boom, che ha consentito di abbattere in un solo anno del 18% il costo per megawatt delle turbine eoliche e, addirittura, del 60% il costo per megawatt dei pannelli fotovoltaici.
Da questo rapporto si evince la mappa degli investimenti. L’Asia e l’Oceania è l’area del mondo dove si investe di più (oltre il 59%), seguita dall’Europa (35%), Nord America (30%) e Sud America (13%). Chiudono Africa e Medio Oriente col 5%. Per la prima volta nel 2010 gli investimenti dei paesi a economia emergente hanno superato quelli dei paesi di antica industrializzazione. La Cina, con 49,8 miliardi di investimenti, è il paese che traina la crescita. Seguono la Germania (41 miliardi di investimenti), che sta puntando moltissimo sul “piccolo solare”, e gli Stati Uniti (29,6 miliardi). Quarta è l’Italia (13,8 miliardi di investimenti), con una crescita equilibrata delle grandi e piccole infrastrutture. Tra i paesi a economia emergente si segnalano, dopo la Cina, il Brasile e l’India.
Un discorso specifico merita l’Europa. Che è l’unica regione al mondo dove gli investimenti finanziari sono diminuiti (del 22%), ma sono stati ampiamente compensati dalla creazione di progetti a piccola scala. In Germania, per esempio, i “pannelli sui tetti” rappresentano ormai quasi il 90% dei nuovi investimenti. E anche in Italia i piccoli progetti rappresentano la metà degli investimenti. Al contrario, in Cina sono i grandi investimenti finanziari a rappresentare la quasi totalità della spesa.
Alla luce di queste e altre cifre è possibile tirare qualche conclusione. Le “nuove rinnovabili” si propongono come il settore forse principale in cui si gioca non solo la partita energetica, ma la grande partita dell’innovazione. Sono in grado almeno di accettare la sfida per proporsi, insieme al risparmio, come la grande alternativa ai combustibili fossili per un radicale cambiamento del paradigma energetico. L’abbattimento dei costi procede veloce. L’eolico su terraferma è ormai competitivo con le fonti tradizionali e anche il solare, almeno nei paesi più irraggiati, non ha più costi fuori mercato.
L’Asia si conferma come l’area del mondo più competitiva. E questa è una buona notizia, perché questa volta la competizione ha il carattere della sostenibilità ecologica.
 

lunedì 11 luglio 2011

La vera emergenza ambientale

Comunicato de Icoraggiosi 11 luglio 2011
Ultimamente Il tema delle energie rinnovabili e in particolare l’opportunità o meno dell’installazione di pale eoliche sui nostri monti, per produrre energia, ha messo in agitazione i sindaci delle nostre zone al punto di organizzare un convegno per spiegare l’eventuale scempio che si realizzerebbe a scapito del nostro territorio. Al tavolo si sono accomodati il sindaco di Guardia Sanframondi (capofila di questo movimento no-pale eoliche e a sostegno della valorizzazione del nostro paesaggio), di Cerreto Sannita, di San Lorenzo Maggiore, di Castelvenere e di San Lupo, nonché il presidente della Provincia di Benevento e il Presidente della Commissione Ambiente della Regione Campania. Tutti accomunati dalla preoccupazione per le conseguenze che le pale eoliche provocherebbero e pronti a qualsiasi iniziativa pur di evitare questa sciagura e difendere la bellezza delle nostre colline. Tutto giusto e sacrosanto per chi crede che le pale eoliche siano un danno per l’ambiente e per chi si erge a difesa della bellezza dei nostri territori. Abbiamo bisogno di amministratori che credano nelle potenzialità di sviluppo dei nostri territori e pronti alla salvaguardia ambientale dei nostri paesaggi. Questo fa pensare, che con amministratori così attenti, il nostro territorio sia un’isola felice dove si è evitata qualunque devastazione ambientale. A una riflessione più profonda notiamo che alle parole non seguono i fatti. Un esempio per tutti è lo scempio che è stato perpetrato negli anni passati con la costruzione della cosiddetta “Bretella” che doveva portare sviluppo e che invece a distanza di circa trent’anni non solo non è ancora terminata, ma per il tratto realizzato, non ci sono né ultimazione dei lavori, né collaudi. Il tratto realizzato, però, è dotato di tutte le segnaletiche stradali di rito. Il manto stradale invece è impercorribile e la bretella termina il percorso di fronte ad un enorme tubo dell’acquedotto che occupa metà della sua carreggiata e non si sa chi lo debba rimuovere tra impresa appaltatrice e Azienda Alto Calore. Inoltre molti tratti sono diventati delle vere e proprie discariche abusive e altri sono perennemente allagati e pieni di fango. Infine dulcis in fundo gli espropri a distanza di tanti anni non sono ancora stati pagati ai coltivatori, privati dei migliori terreni collinari per la produzione di vini di alta qualità. Stranamente la bretella però tutti i giorni è percorsa da moltissimi cittadini, molti dei quali incappano in incidenti anche seri, senza che nessuno si preoccupi della sua elevata pericolosità. La strada, però, è dotata di generici quanto invisibili segnali di “strada chiusa al traffico” che avvisa quindi i cittadini che il percorrerla è a proprio rischio e pericolo. E’ strano che amministratori così attenti alla difesa dell’integrità ambientale del nostro territorio siano pronti a mettersi di traverso per l’installazione d’impianti eolici e non facciano niente per risolvere invece quella che è diventata una vera emergenza ambientale. I nostri sindaci invece di organizzare convegni e far finta di non volere le pale eoliche, ci sono amministratori che non vedono l’ora che gli impianti si realizzino e chi invece li vuole evitare perché ricadono su terreni di proprietà, s’impegnino affinché gli espropri siano pagati ai diretti interessati e la strada sia ultimata e collaudata. Non basta chiudere la strada con un cartello sfuggendo alle proprie responsabilità. Se non si è in grado di risolvere il problema si abbia almeno il coraggio di chiudere la strada come si deve, con elementi che non ne consentano l’accesso, senza aspettare prima che ci scappi il morto.
La Bretella è la vera devastazione del nostro territorio.