giovedì 2 settembre 2010

Lavori pubblici …

Purtroppo ci dispiace dirlo ma ... nulla è cambiato, anzi se possibile è peggiorato.

Sono ormai più di due anni che poniamo il problema della cattiva esecuzione  dei lavori... oggi dobbiamo, nostro malgrado, dire che la situazione è peggiorata!

Le foto che vi mostriamo parlano da sole ... purtroppo non possiamo dirvi di quali lavori si tratta perchè, come al solito non esiste nessun cartello dei lavori che descriva l’opera che si sta realizzando, i tempi di esecuzione, l’impresa esecutrice, i professionisti incaricati per la progettazione, direzione dei lavori, per l’attuazione della sicurezza, l’importo del lavori, ecc. 

Sappiamo solo che i lavori sono su via Arena all'altezza del campo di tiro al piattello.

Lavori1

lunedì 30 agosto 2010

Ritisettennali. La proposta continua ...

di Giovanni Lombardi.

Il video Ritisettennali Intangible Cultural Heritage 2010 continua a coltivare, on line,  la proposta di inserimento  dei Riti settennali di penitenza nell’elenco del patrimonio immateriale dell’Unesco. Le immagini dei riti 2010 sottolineate  dal coinvolgente  brano  di Zero Project tentano di raccontare, in poco meno  di cinque minuti, la manifestazione guardiese. Una sorta di ideale continuazione del primo video Ritisettennali Intangible Cultural Heritage 2003.

 

I  Riti settennali di penitenza in onore dell’Assunta sono stati tramandati di generazione in generazione; ogni sette anni sono costantemente ricreati dalla comunità guardiese e dalle comunità limitrofe, in stretta correlazione con l’ambiente circostante e con la sua storia.  L’UNESCO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, ha costituito, all’interno della sua Divisione del Patrimonio Culturale, una sezione dedicata al Patrimonio Immateriale per l’individuazione dei patrimoni immateriali d’interesse mondiale meritevoli di essere considerati come ‘capolavori del patrimonio immateriale dell’umanità’.

Partendo da questa constatazione, il progetto www.ritisettennali.info ha attivato,  in rete, dal 2006 una serie d’iniziative per favorire la condivisione e la discussione sulla possibilità dell’inserimento dei riti settennali  nell’elenco del patrimonio immateriale dell’Unesco.

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Il sito  dei riti settennali
La condivisione della proposta
Il Blog di ritisettennali
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I ritisettennali 2010

lunedì 17 maggio 2010

Riusciremo a sconfiggere i Giganti ?

Rileggendo “I Giganti della montagna”,opera incompiuta dell’agrigentino Pirandello,mi sono chiesto: Riusciremo a sconfiggere i giganti a Guardia Sanframondi?

Ma chi sono questi Giganti? Metaforicamente rappresentano quella parte della società moderna che rifiuta la cultura,l’arte. Nel nostro caso, tutti coloro che che non vogliono lo sviluppo sociale, culturale ed economico del nostro paese. Tanto è vero che Giorgio Strehler ne ha rappresentato tre edizioni,in tre momenti storici: nel 1947 l’Italia usciva dalla guerra, i “Giganti” servivano ad esorcizzare gli ancora dolenti incubi della morte in una rinnovellata speranza di rinascita,dove il mito si combinava con la favola e la realtà con l’ottimismo, ma era anche una denuncia da parte dell’artista all’oppressione del regime fascista attuata sull’arte attraverso la manipolazione del teatro e la censura. Infatti l’identità Giganti-regime ci è data dalla scelta della Favola del figlio cambiato,perno attorno al quale ruota tutta la vicenda di Ilse,testo che la censura fascista aveva proibito.

Nel 1966 tempi di buie vigilie, quindi il ’68 e nel 1994 rappresenta i gravi sconvolgimenti politici che hanno toccato l’Italia,cioè tangentopoli.

Allora,io mi chiedo:a Guardia Sanframondi chi sono i Giganti? Sono tutti coloro che hanno contribuito allo sfascio di questo Paese e tutt’oggi amministratori? Oppure i figli degli amministratori precedenti? Oppure gli elettori?

Strehler a partire dal 1966 fa cadere un sipario di ferro sulla carretta che trasporta il corpo esanime di Ilse e lo esibisce al pubblico,come se lo accusasse di essere l’assassino di Ilse,quindi della poesia. Ma chi sono gli assassini del nostro bel Paese? Non è che siamo noi elettori?

Più o meno la storia dei “ I giganti della montagna” è questa:

Una compagnia di attori girovaghi, guidata dalla contessa Ilse, avendo  deciso di recitare “La favola del figlio cambiato” (una opera altamente drammatica dello stesso Pirandello) e  non trovando accoglienza nei comuni teatri, giunge ad una villa che sembra abbandonata. Gli strani e misteriosi abitanti della villa, il mago Cotrone e gli Scalognati, cercano dapprima di allontanarli con tuoni, fulmini, apparizioni di fantasmi e altro, infine, poiche` i commedianti non si lasciano intimorire, li accolgono, e Cotrone cerca di convincere la contessa a recitare per gli ospiti della villa il suo dramma, una storia scritta per lei da un giovane poeta che, innamorato e da lei respinto, si e` ucciso. La villa puo` accoglierli perché e` una ‘dimora molto particolare’, dove tutto puo` realizzarsi, basta volerlo: “Siamo qui come agli orli della vita, Contessa” dice Crotone ad Ilse “Gli orli, a un comando, si distaccano, entra l’invisibile: vaporano i fantasmi. E` cosa naturale. Avviene cio` che di solito nel sogno. Io lo faccio avvenire anche nella veglia. Ecco tutto. I sogni, la musica, la preghiera, l’amore… Tutto l’infinto che e` negli uomini, lei lo trovera` dentro e intorno a questa villa” Ma Ilse non accetta, vuole che, in qualche modo, chi assiste all’opera teatrale venga coinvolto, magari in modo conflittuale; allora Cotrone le propone di recitare la sua favola ai Giganti della montagna, potenti signori occupati nella realizzazione di grandi opere, che potrebbero inserirla in un contesto di festeggiamenti per un loro importante matrimonio. 
La tragedia termina con l’arrivo dei Giganti (si odono musiche e urla quasi selvagge) ed ecco le ultime parole scritte da Pirandello e pronunciate da Diamante, la seconda donna della compagnia del teatranti: “Ho paura…”
Nell’epilogo, che non e` nel dramma, ma che era nelle intenzioni dell’autore, poi, si viene a sapere che i Giganti, tutta razionalita` e interessi materiali, non accettano la proposta, non hanno tempo per  la poesia e le cose dello spirito, ma permettono che la rappresentazione venga allestita per il popolo, i loro servitori. Ilse, pure consapevole del pericolo di portare la sua arte a chi e` completamente privo di sensibilita`, accetta. Urla e fischi accolgono la rappresentazione, gli attori reagiscono, nasce una zuffa, Ilse  viene uccisa.

Comunque voglio concludere in maniera ottimistica: I Giganti hanno sempre vinto,ma hanno sempre perso,nel mito e nella storia. L’uomo,lui no,che non si è definitivamente perduto.

(Giorgio Strehler)

Silvio Capocefalo

sabato 24 aprile 2010

Radici in diverse zolle di terreno

Miscellanea 2010 117

Ho letto quanto scritto da Giuseppe Falato, la nota di Mario Plenzick, raccolto le idee sui provvedimenti sospensivi e quelli riabilitativi, preso atto della assenza di una possibilità di interlocuzione all’interno della locale sede del PD, acquisito anche un bisogno di poter parlare di temi che riguardano la comunità o quantomeno di un luogo dove poter spiegare con i termini e dovizia di particolari di alcune questioni senza ricorrere a scrivere quello che si pensa utilizzando i siti di informazione locale. Anche perché se uno qualsiasi scrive quello che pensa, viene sempre interpretato come chi è contro qualcosa o qualcuno. Si scrive, avendo il coraggio di sottoscriverne i contenuti, affinchè si possa contribuire ad evidenziare storture e modelli comportamentali da correggere, oppure per rafforzare una idea di cosa deve essere un partito moderno capace di raccogliere le istanze dei giovani, degli anziani, che stia sui temi che riguardano le persone vere, o ancora, per poter contribuire attraverso delle riflessioni a ipotizzare percorsi progettuali per la nostra comunità con spirito costruttivo. “ A volte anche un fesso ti può aprire la mente”. Nei popoli anglosassoni, la cui cultura per me è di difficile accettazione, si pongono le questioni, ognuno si esprime a favore o conto adducendone le relative legittime motivazioni e poi democraticamente si vota e si passa ad altri argomenti. Con civiltà, sapendo che tutti non sono d’accordo, ma pronti a sentire e rispettare tutte le posizioni. Il compagno Fini, in questi giorni, ha voluto regalarci una posizione all’interno del suo partito per evidenziare tutto ciò. Ho un sentimento di gratitudine nei suoi confronti perché ha avuto il coraggio di affermare che un partito è veramente grande se è capace di accogliere le diversità, il pluralismo delle idee, e come tutto ciò sia ricchezza per una crescita identitaria e non mero scontro di potere. Già immagino Berlusconi che fa un provvedimento di sospensione a Fini e compagni! Chissà se anche a Guardia si riuscirà, prima o poi, a discutere pacificamente argomentando idee tese a risolvere le questioni, oppure continuare ad assistere a scontri interminabili in cui ogni parte è convinta di avere ragione, ….a prescindere.

Come si esce da tutto questo? La risposta è semplice. Le regole sono fatte per chi non si sa regolare! E siccome abbiamo avuto modo di verificare che non ci sappiamo regolare, cerchiamo, come persone che hanno aderito ad un Partito, che ha un regolamento, uno statuto, un codice etico, di farli entrare nel patrimonio genetico e comportamentale di ognuno di noi, e farli diventare valori distintivi di un modello culturale e politico in grado di interpretare la società di oggi e quella di domani. Una ultima considerazione: il PD non è né la Margherita, ne sono i Democratici di Sinistra, (forse purtroppo) ma è qualcosa di diverso in cui si dovrebbero riconoscere tutti coloro che vogliono costruire un futuro più solidale e più democratico. Il percorso è difficile. Il PD deve essere come l’albero che affonda le sue molteplici , ne trae alimentazione, e per questo in grado di dare frutti. Ed è per questo vi è bisogno di tutti coloro che vogliono essere radice e dare un contributo, anche difficile da digerire, ma necessario affinchè il pluralismo auspicato dia i suoi frutti, e non sia sterile contrapposizione.

Carlo Falato

Legittima difesa

Miscellanea 2010 128

Ho letto con attenzione e interesse la lettera aperta che Giuseppe Falato ha scritto al circolo Pd di Guardia Sanframondi: una disamina approfondita delle dinamiche interne del partito e una ricostruzione puntigliosa ed efficace della vicenda grottesca e surreale, la sospensione dal partito e la successiva revoca di tale provvedimento, che lo ha visto coinvolto insieme a Raffaele Garofano e Giovanni De Blasio. A loro va tutta la mia solidarietà, personale e politica, e questo mio scritto vuole solo aggiungere qualche notarella a quanto già efficacemente e lucidamente esposto nella sopracitata lettera.

Innanzitutto penso che delle volte, e questa di Giuseppe Falato è una di quelle, esporre pubblicamente e verbalmente il proprio pensiero non sia altro che una forma di legittima autodifesa contro un certo modo di intendere i rapporti (di forza) all'interno del Pd guardiese: alla democrazia della discussione si è sostituito la dittatura del numero; alla persona, alle sue idee, alle sue ragioni, alla sua dignità di uomo si è sostituito la meccanica e interessata alzata del braccio. Non si è voluto concepire un partito come una somma di tanti “io”, ma solo come una particella del proprio “me”.  Ora che la quantità è ampiamente assicurata aspettiamo in fiduciosa attesa anche la tanto pubblicizzata qualità. Ora che le due ruote, quella partitica e quella amministrativa sono saldamente nell’esclusive mani dell’uomo solo al comando ci aspettiamo un’efficace pedalata, uno scatto in avanti, e che la risalita sia certa. La speranza, si dice, è la madre degli stupidi, ma è anche l’amante dei coraggiosi.

Alla reiterata richiesta delle ragioni politiche che hanno prodotto il decreto di sospensione e la sua revoca si risponderà, temo, con la solita, assordante afasia per la semplice ragione che tali atti non sono scaturiti da incompatibilità ideologiche, politiche e statutarie, ma solo da strategie volte ad assicurarsi il totale controllo del partito in vista della campagna elettorale. Una volta raggiunto il fine ,la vittoria amministrativa, tale mezzo strategico non ha più alcuna ragion d'essere e per questo viene revocato. Non è un atto di “magnanimità” o di ” benevolenza” o il tentativo di voler ricomporre una situazione politicamente spiacevole: è solo indifferenza e calcolo. Indifferenza perché la minoranza, non solo è marginale, ma ora non ha alcuna possibilità di incidere nella gestione del partito e della cosa pubblica: se rimane ne accetta i consolidati rapporti di forza, se va via terminano i “fastidi”. Se resta potrà parlare criticamente come e quanto vuole senza incorrere più nelle ire del "partito", anzi i suoi mugugni saranno il vero e attendibile termometro del potere detenuto. La critica darà, inoltre, al Pd locale le sembianze di un vero partito formato da una maggioranza “che amministra” e da una minoranza “strepitante”, camuffando la realtà di circolo chiuso che i fatti e gli ultimi avvenimenti inequivocabilmente attestano.

Nessun dubbio, però, per quando fondato, deve sfociare in pregiudizio e in preclusione acritica. Lasciamo a questa amministrazione, e al suo riferimento aggregativo, l’onere della prova e il tempo necessario a mettere in essere quanto dichiarato nel programmi e nelle piazze e all’opposizione il ruolo istituzionale di vigilanza e di proposta che doverosamente gli compete: il tempo, se è galantuomo, lo sarà per tutti.

Angelo Mancini

Al mio amico GIUSEPPE

Condivido ogni parola detta dall’amico Giuseppe. Ho letto più volte lo scritto e ritrovo integralmente le motivazioni che mi hanno spinto ad aderire al nuovo partito con rinnovato entusiasmo.

Quanto denunciato da Giuseppe mi fa provare vergogna di essere, anche se in completa minoranza, un membro del coordinamento del circolo di Guardia.

Ma è proprio questo modo di agire che ci deve dare più forza a tutti nel denunciare ogni sopruso, ogni slealtà e questo lo si può fare solo se ci saremo tutti con le nostre idee, le nostre proposte, le nostre testimonianze. Se vogliamo che l’aria cambi anche a Guardia dobbiamo, ora più di ieri, affermare con forza che il rispetto delle regole e delle persone sono alla base del vivere civile, non posso permettere che anche nel mio partito ci si comporti come è d’uso in altri partiti a me lontani anni luce nel modo di intendere la politica.

Quello che sta avvenendo in tutti i campi in questa nostra amata Italia, dalla demolizione di ogni regola della giustizia fino a farne un uso del tutto personale, alla demonizzazione dei giudici che devono applicarla, dal trattamento riservato agli immigrati sia a quelli che arrivano che a quelli che da anni sono in Italia e che hanno pieno diritto di cittadinanza ma soprattutto di rispetto, allo sconvolgimento del fisco che con lo scudo fiscale ha dato la possibilità a tutti gli evasori ed i delinquenti di pagare le tasse al minimo, tanto ci sono sempre le persone per bene che continueranno a pagarle, fino all’attuazione di regole completamente fasciste da parte di alcuni amministratori comunali del nord; ci impone di essere presenti con tutte le nostre forze per opporci con ogni mezzo e per fare in modo che si inizi finalmente a risalire la china.

NOI a differenza di LORO crediamo nell’eguaglianza delle persone e di conseguenza all’uguaglianza dei trattamenti. Questo è tutto quello che ci differenzia da quanti si comportano in modo arrogante siano essi di destra o di sinistra, e proprio per questo non possiamo permetterci che nessuno si rassegni e soprattutto quelli come te che hanno … “immaginato un partito vero disciplinato da regole, tutto il contrario dei partiti oligarchici e personali, a vocazione generale”un partito che deve fare “sintesi tra culture un tempo lontane e distinte, rimarginare divisioni e ferite antiche di un secolo”…

Giuseppe noi tutti abbiamo bisogno della tua testimonianza, per questo ti chiedo di resistere e continuare insieme le nostre battaglie.

La democrazia è tale solo quando c’è il rispetto della minoranza, se questo non avviene allora è dittatura.

Con stima

Mario Plenzick

martedì 20 aprile 2010

Lettera aperta al Coordinamento del PD/ Margheritina di Guardia Sanframondi (compreso gli eletti della lista Democraticamente)

danzaterapia

La forza di un partito politico sta nella sua efficacia, nella sua capacità di saper dire ciò che ha da dire. Esistono, infatti, progetti politici formalmente perfetti, ma incapaci di coinvolgere i loro stessi destinatari; al contrario, vi sono idee e programmi politici pieni di errori e di ingenuità, che, tuttavia, attraverso il tempo, hanno saputo e sanno comunicare tutta la loro intatta vitalità. Anzi, sembra quasi che l’incompiutezza conferisca loro un potere superiore a cui non ci si può sottrarre se li si affronta con una certa dose di apertura mentale: questo era e deve essere il bing bang democratico!

Ebbene, nel panorama politico locale, il PD, così come è stato immaginato, realizzato e confezionato, non riesce ad affascinarmi. Ciò che vedo e percepisco non solo non è minimamente sovrapponibile al mio modo di concepire la politica, l’amministrazione, il lavoro, la quotidianità e tutto ciò che in qualche modo è relazione, ma addirittura esorbita dalla mia sfera emotiva e non può in alcun modo coinvolgermi, neppure sul piano dell’appartenenza ad una certa area politica.

Ero convinto che la c.d. battaglia delle idee, come è stato scritto dai padri del PD, si potesse vincere almeno qui, in questa piccola comunità, ma purtroppo non è stato così.

E’ sotto gli occhi di tutti, infatti, lo slittamento verso l’oligarchia della rappresentanza politica, la commistione tra potere politico e interessi personali e, soprattutto, il deficit di rappresentatività di chi, fuori da ogni controllo democratico, occupa strumentalmente i centri decisionali per imporre il suo diktat.

Il partito che si è voluto è profondamente retorico, non ama l’elemento dialettico della discussione nell’agire politico, non accetta la società civile nella sua funzione essenziale di selezione dei bisogni, degli interessi e degli ideali, ma è ancorato ad una visione decisionistica della politica, così spietata da ritenere la partecipazione l’antitesi delle istituzioni.

La dimostrazione di quanto vado affermando sta nel fatto che il voto (elezioni politiche, amministrative, primarie) non è inteso come “un modo per governare insieme con ruoli e poteri distinti” o una “procedura di comunicazione tra elettori e candidati”, ma un mezzo per imporre (ora con inutili tessere, ora con scambio di favori) il proprio modo di intendere la politica, al quale, magari, fa da corollario la richiesta di resa incondizionata alla minoranza dissidente, affinché il potere sia pressoché assoluto.

Non riesco proprio a vedere quel partito vero che immaginava, per esempio, Romano Prodi, “disciplinato da regole, tutto il contrario dei partiti oligarchici e personali, a vocazione generale”; anzi: quel partito che doveva fare “sintesi tra culture un tempo lontane e distinte, rimarginare divisioni e ferite antiche di un secolo”, oggi non è patrimonio di tutti gli italiani, ma patrimonio personale per gli appartenenti alla solita nomenclatura ed eredità dannata per quei cittadini che chiedono e non ottengono il rispetto delle regole che è una delle garanzie del processo democratico.

A tal proposito, va sottolineato che se, come è (o dovrebbe essere) noto, una regola o un insieme organico di regole (per esempio: Statuto del Pd, Codice Etico) sono efficaci solo quando sono sentiti come imperativi da tutti i destinatari, non solo è illegittimo, ma è anche un’offesa alla intelligenza e alla dignità di quei cittadini che si sono liberamente associati al PD “per concorrere con metodo democratico” (art. 49 Cost.) a determinare la politica locale, comminare e revocare “in contumacia” abnormi sanzioni in via riservata a degli iscritti che chiedono soltanto un luogo dove poter discutere per far sentire le proprie ragioni (senza pregiudicare i rapporti personali e senza offesa per nessuno, ma la riservatezza spesso è sinonimo di omertà).

Ciò posto e considerato, non voglio e non posso accettare il perdono che mi vien concesso da Lor Signori con la magnanimità che li contraddistingue, perché non si può chiedere a chi ha ragione di far finta di nulla, mentre chi è responsabile di continue “MESCHINITa’ pOLITICHE” (compreso l’abigeato partitico in occasione delle elezioni) non senta la necessità di chiarire la situazione e riprendere insieme il cammino su basi nuove e condivise!

Nessuno sta chiedendo un’analisi ab antiquo di quanto è accaduto, perché ciò porterebbe, come recita la nota teoria dell’equivalenza delle condizioni, a un “regresso all’infinito” (causa causae est causa causati) ma si vuole semplicemente che chi ha sbagliato se ne assuma le responsabilità!

E’ forse troppo chiedere che si spieghi apertamente, con parole chiare e trasparenti, quali sarebbero le “condizioni politiche” (?) che hanno determinato quei ridicula provvedimenti di sospensione e di riammissione al partito?

Sono certo che queste mie parole cadranno nel vuoto, perché io sono uno e gli altri sono duecento (sic!) e perché è tempo di guardare (demo)cristianamente avanti, ma nessuno può negare che questo Coordinamento (non so se in seduta riservata o allargata agli uditori) con l’umiltà e con la generosità politiche che gli sono proprie e con gli strumenti culturali che ha disposizione (visti i titoli accademici che ha sbandierato e ostentato in campagna elettorale) saprà darmi una risposta politically correct e questa volta, spero, audita altera parte.

Restando in attesa di un sollecito riscontro, come si suol dire, auguro accademicamente a tutti voi (e in particolare alle matricole comunali - elette e non elette - nonché ai nuovi sub-amministratori), un grandissimo: in culo alla balena!

Con Ossequi.-

Giuseppe Falato

(Dottore in Lingue, Scienze Politiche ... ex sospeso e riammesso in via riservata nel PD)

P.S. Qualora la Vostra risposta dovesse essere una nuova sospensione o addirittura l’espulsione, Vi prego di renderla pubblica unitamente alla “ragioni politiche” che la dovrebbero supportare. Grazie.

sabato 17 aprile 2010

Dispetto dei Santi

Leggendo l’articolo " Guardia, Panza ha scelto: vice è Sebastianelli" di Luca Iuliani, riportato da “Il Mattino” del 15 aprile 2010, sulla nuova compagine amministrativa di Guardia Sanframondi, sono stato preso da un dubbio circa i consiglieri eletti della lista “Impegno comune”: l’articolista, infatti, nell’elencare i cinque nuovi a assessori,  includeva tra i consiglieri eletti anche  Foschini  Flaviano che a memoria non risultava tra i candidati eletti.  Una brevissima verifica ha fugato ogni dubbio: il neo assessore non risulta ufficialmente eletto in qualità di consigliere comunale per la lista n.2 “Impegno comune”. Dimenticanza, equivoco, scarsa informazione o voluta disinformazione? Chi informa deve riportare oggettivamente i fatti, soprattutto se sono fatti numerici, e confinare la propria soggettività nell’ambito del commento dell’analisi degli avvenimenti. Non si fa informazione se si confonde la notizia con la propria opinione, non si mistifica la realtà per non creare “Imbarazzo” alla nuova amministrazione Panza. L’imbarazzo è che si designa un candidato, “trombato” dal voto popolare, alla carica di assessore esterno. La legge consente al sindaco di conferire tale incarico ad una personalità con specifiche e alte competenze , ma di solito la persona in questione non partecipa come candidato alle elezioni appunto per non creare una contrapposizione negativa tra l’elettorato che lo ha bocciato e la maggioranza che con un atto di insensibilità democratica lo impone. Chi assume le redini dell’amministrazione non può agire arrogantemente contro il proprio elettorato imponendo come assessore una persona a cui il popolo ha negato dichiaratamente la propria rappresentanza. Qui, invece, come si suol dire, si fa impunemente la festa a dispetto del santo(popolo).

Siamo sicuri che  questa forte incongruenza non turberà la  sensibilità dell'interessato, anzi sarà un modo efficace per rimediare alla cocente delusione elettorale  e per mantenere alta la propria autostima. Non rinuncerà all’incarico come la situazione richiede e come il rispetto per il popolo sovrano impone. Formalmente e legalmente il neo assessore Foschini Flaviano non ha nessun elemento ostativo a ricoprire tale incarico; la bocciatura elettorale gli consiglia, però, una doverosa rinuncia. Ma nessuno si illude e il popolo è abituato ad ingoiare di tutto.

Luigi Foschini

venerdì 2 aprile 2010

Elezioni comunali e regionali 2010: solidarietà e interrogativi all’Assessore

Prendo spunto dall’intervento dell’Assessore Provinciale alla Cultura su fremondoweb per fare alcune considerazioni sulle elezioni in parola e per sollevare alcune questioni che spero trovino una risposta (almeno sul web, visto che di persona....).

Innanzitutto, se è vero quello che leggo circa scagnozzi e quant’altro, a te, Carlo Falato, va tutta la mia solidarietà, perché, a mio avviso, non tutto è ammesso in politica.

Ad ogni buon conto, voglio sottoporti alcuni interrogativi.

1. Ti sei accorto solo ora, dopo aver “sostenuto fermamente” un determinata lista (e io non ne dubito) che: a) la realtà è condizionata “da idiozie e gente idiota che non ha i requisiti per trovare le strade per una ricostruzione della comunità guardiese?”; b) la tanto agognata nuova era passa attraverso “scagnozzi che non sanno cosa significhi la pace sociale e quali siano le condizioni che la generano?”.

2. “Il coraggio uno non se lo può dare”: è vero, ma il fatto è che non ci vuole un coraggio da leoni per affermare con convinzione che le regole, ancorché cogenti, vengono sistematicamente ignorate e violate - e il tuo silenzio non è forse un silenzio colpevole perché (forse lo hai dimenticato) rappresenti anche il sottoscritto prima nelle istituzioni e poi in quella sottospecie di partito (democratico) che si è voluto costruire?

3. Il problema per questa comunità è culturale: è verissimo, ma quale identità, forse sarebbe meglio dire quale aspettativa di vita, ha un popolo che è capace di votare contemporaneamente, fuor di metafora, una capra e un lupo? E poi ti sei chiesto se è vero l’antico brocardo: societas delinquere non potest ?

Io ho sempre sostenuto che c’è la necessità di una riformulazione dal basso del cosiddetto contratto sociale che tenga conto delle istanze minime della gente, perché non saranno certo Alessandro Manzoni con la sua Provvidenza o quel nebuloso ecumenismo politico da te richiamati a risolvere i nostri problemi, a meno che tu, a differenza del Cristo che innanzi a Pilato tacque, non sappia rispondere alla domanda: “Che cosa è la Verità?”.

Giuseppe Falato

sabato 6 marzo 2010

Buon lavoro a tutti

Dopo lo scioglimento del consiglio comunale, i coraggiosi hanno lanciato la loro proposta politica: la terza via.

Questa iniziativa, a cui faceva da corollario una concreta e realistica piattaforma programmatica, era diretta ad eliminare personalismi e dualismi che, per anni, hanno lacerato profondamente il tessuto sociale della nostra comunità, per dare vita ad nuovo modo di intendere e di fare politica: una politica sinonimo di interesse generale (koinós, xynós: dicevano efficacemente i padri della scienza politica) in perfetta antitesi ad interesse privato.

In tale prospettiva, ogni singolo cittadino-persona avrebbe potuto ritrovare la forza per riscattarsi culturalmente ed economicamente perché la programmazione degli obiettivi non avrebbe potuto non essere partecipata, condivisa ed in conformità agli interessi di tutti.

Ebbene, a tutto ciò non solo non è stata data una risposta, ma addirittura, con il solito linguaggio della vaselina ed in forza di non meglio specificate virtù taumaturgiche, quel protagonismo che si voleva combattere è diventato il leitmotiv degli ultimi incontri politici … e il risultato è sotto gli occhi di tutti.

Ciò posto, affermiamo, con la nettezza e con la lealtà semantica che ci hanno sempre contraddistinto, di essere equidistanti dalle proposte politico-programmatiche messe in campo dalle tre liste che si contendono il governo di Guardia.

Intanto: auspichiamo con forza che gli abboccamenti e le manovre di accerchiamento nei confronti dell’associazione cessino definitivamente perché il nostro scopo non è quello di avere questa o quella poltrona, ma, ad elezioni concluse, non faremo altro che:

1. Vigilare sull’operato dell’amministrazione affinché i principi della legalità e della trasparenza amministrativa vengano finalmente rispettati (senza sconti per nessuno) e ci sia parità di trattamento per tutti i guardiesi;

2. lavorare affinché l’unico criterio che deve guidare le scelte operative sia quello meritocratico, denunciando pubblicamente eventuali favoritismi e conflitti di interesse.

Buon lavoro a tutti!

mercoledì 24 febbraio 2010

RICERCA SUI RITI SETTENNALI

di Rosangela Ricciardi

CMP

L’INDAGINE

Per compiere la mia indagine ho approntato un questionario composto da 15 domande a risposta chiusa, che prevede però, per alcune domande, la possibilità di esprimere ulteriori dettagli qualora l’intervistato lo avesse ritenuto opportuno.

Il questionario è stato somministrato ad un campione di 50 persone, di ambo i sessi, di diverse fasce d’età e di differente livello culturale e sociale.

Il campione è stato “scelto” in modo casuale; il questionario è stato infatti pubblicizzato in rete sui più noti portali della zona (Vivitelese, Freemondoweb, Ellenews, Looslo, Infosannio, Socialsannio, Il Blog dei Riti) e sul più corposo social network (Facebook[1]) , è stato quindi compilato per gran parte on line, ma, per raggiungere meglio anche fasce d’età che difficilmente sarebbero state rappresentate con un’indagine svolta unicamente tramite internet, alcuni sono stati somministrati anche dal vivo, soprattutto a persone anziane.

Le risposte sono poi state inserite ed ordinate in un data-set ed elaborate con il software statistico SPSS che ha permesso anche la creazione di alcuni grafici.

In conclusione, emerge che la maggior parte del campione è formata da uomini di età compresa tra i 26 e i 50 anni, con un livello culturale medio-alto e che lavorano per lo più come dipendenti o liberi professionisti. Al di là del sesso e delle differenze anagrafiche, gli intervistati, rispetto alla religione cattolica, si dichiarano per lo più credenti, sebbene a differenti livelli di vicinanza alle istituzioni religiose.

Nonostante l’alta fetta di credenti, la pratica di turismo religioso, o comunque la partecipazione ad altre manifestazioni religiose al di fuori dei riti settennali, resta molto bassa e comunque circoscritta al territorio regionale. Differente è invece il comportamento di consumo rispetto a prodotti turistici tradizionali; anche coloro i quali si dichiarano molto credenti e praticanti e che hanno partecipato ai riti settennali, nonostante non pratichino forme di turismo religioso e/o pellegrinaggio, dichiarano di viaggiare spesso, soprattutto per piacere.

E’ interessante notare come più dell’80% del campione dichiari di aver partecipato ai riti settennali (per lo più in qualità di figuranti-penitenti); ciò vuol dire che la partecipazione ai riti risulta indipendente rispetto alla religiosità personale.

Ultimo aspetto su cui mi piacerebbe porre l’accento è il giudizio che gli intervistati danno dei visitatori che accorrono a Guardia Sanframondi. Se infatti l’83% esprime giudizio positivo, comunque alla domanda “cosa cambierebbe nell’organizzazione dei riti?” ben il 37% degli intervistati sceglie l’opzione “altro” in cui comunque esprime una certa “chiusura” agli arrivi, visti in molti casi irrispettosi e molesti, se male organizzati. Ciò, quindi, al di là, della religiosità, dell’età, del livello culturale e del giudizio sull’arrivo dei visitatori.

CONSIDERAZIONI SUI RISULTATI

La religione e il turismo, seppur “pratiche sociali” diametralmente opposte esistono da sempre, in tutte le culture di cui abbiamo testimonianze storiche. Le motivazioni, gli individui coinvolti, le modalità di pratica non sono però rimaste immutate nel tempo, ma si sono trasformate e plasmate a seconda delle “regole” vigenti nelle differenti società.

Esistono quindi fattori sociali capaci di influenzare sensibilmente le pratiche di massa e le abitudini di consumo degli individui. E se viene da sé che il mondo della villeggiatura prima e del turismo poi siano state per ovvi motivi modificate dall’evolversi delle società e dai cambiamenti tecnologici, è interessante però vedere come tali fattori possano determinare anche i comportamenti religiosi, all’apparenza intimi e scevri di componenti influenzabili dall’esterno.

Innegabile però è che per motivi religiosi si viaggi. Studiare tutte le destinazioni del mondo verso le quali milioni di visitatori si recano per motivi “spirituali” sarebbe davvero complesso, ma credo sia evidente agli occhi dei più che intorno al mondo della religione si sia creato un mercato vero e proprio, fatto non solo di biglietti di ingresso per i luoghi di culto, ma anche di statuette, souvenir e pacchetti turistici.

Se pensiamo alle più importanti mete del turismo religioso, giungono nell’immaginario collettivo luoghi quali Lourdes, Fatima, Medjugorje, Santiago de Compostela, Roma e San Giovanni Rotondo. Luoghi sacri, luoghi di culto, luoghi di arrivi di massa, luoghi frequentati da anziani e giovani, luoghi ormai organizzati e a misura di pellegrino-turista.

Esistono però mete altrettanto “venerabili” che non registrano le medesime visite, e proprio una di queste “anonime” mete ho voluto studiare.

Perché a Guardia Sanframondi, luogo in cui la pratica religiosa e il culto della Vergine Assunta sono così forti, luogo in cui ogni sette anni ha luogo una manifestazione così particolare e “forte”, perché in questo luogo così mistico non accorrono tanti visitatori?

La prima risposta viene da sé, il bacino geografico, ovvero l’hinterland beneventano, e il Comune stesso, non sono così noti. Risposta errata; Pietrelcina non dista molto eppure è stracolma di visitatori.

Di certo Padre Pio, Santo per cui Pietrelcina è nota, ha un “appeal” molto forte, vive una popolarità incredibile che Guardia Sanframondi non possiede, ma il motivo non è nemmeno questo. La vera motivazione è legata invece alla commistione tra scarsa propensione al marketing turistico delle organizzazioni che si occupano dei Riti Settennali e tra scarso volere degli abitanti del luogo.

Questo è dimostrato dall’indagine di campo che ho svolto. Sebbene il campione non sia stato amplissimo per motivi logistici e di tempo legati ad una tesi di laurea (ma che può essere approfondito in seguito), si nota come in tutte le fasce d’età e in tutte le fasce d’istruzione e professione, l’apertura all’arrivo, sebbene giudicata positivamente, sia ricca di “ma e però”.

I Guardiesi, difendendo la riservatezza dei Riti, impediscono al proprio Comune di divenire noto, frenano lo sviluppo turistico della zona, non favoriscono il miglioramento di strutture che altrimenti rimarranno lasciate all’incuria (perché, a mio avviso, se il turismo troppo spesso devasta, altrettante volte, riqualifica), ma lo fanno forse in nome di una religiosità, condivisibile e non, propria di chi ancora “crede”.

E non si può parlare di arretratezza culturale perché dall’indagine emerge che comunque anche a livelli alti di scolarizzazione le convinzioni restano le medesime.

Allora, perché?  Giudizi ed ipotetiche risposte io non sono in grado di darle; di certo so che questa “chiusura” conferisce fascino a questo bellissimo paesino della provincia Beneventana e ci insegna che forse il turismo, religioso e non, deve fare i conti soprattutto con una capacità di carico sociale che non tutti i luoghi sono in grado di sopportare e che, d’accordo o no, va rispettata.


[1] Il link al questionario è stato inserito nelle due pagine pubbliche dedicate a Guardia Sanframondi, ma anche sulla pagina dedicata ai Riti settennali presenti nel social network

martedì 16 febbraio 2010

ASSI E SCARTINE


Da giorni qualche membro del coordinamento locale del PD va pubblicizzando che il partito(?) ha un asso nella manica pronto per essere calato in questa tornata elettorale comunale.
Diamo a questa affermazione la veste di verità, escludendo deliberatamente ogni intenzione di  pura millanteria, e proviamo a fare alcune considerazioni.
Se l’asso sta nella manica significa che in mano si hanno semplici  “scartine”, carte con le quali si può giocare certo, ma non vincere.
Se l’asso  sta nella manica significa che non sta nel mazzo , ma , allora, le regole del gioco sono bellamente e tranquillamente ignorate.
Se l’asso  nella manica sta ad indicare un “colpo a sorpresa” in grado di sbalordire e sovvertire il destino della partita, allora dobbiamo ammettere che i nostri amici del PD hanno raggiunto la consapevolezza che solo un santo dotato di virtù  taumaturgiche potrà portarli alla vittoria; con la speranza che non si chiami Pirro, perché vincere equivarrebbe a sbarazzarsi degli avversari, ma anche di se stessi.
Se poi l’asso nella manica significa quell’ambiente consortile che ha favorito tutte le precedenti affermazioni elettorali, allora auguriamo a loro un “in bocca al lupo” con la speranza che abbiano fatto bene i conti .
C’è un’ultima ipotesi, quella della millanteria che noi abbiamo volutamente esclusa, che ci porta a ritenere proprio perché lo si proclama a gran voce,  che non ci siano assi, ma  che si vada alla spasmodica ricerca di qualcuno che cavi le castagne dal fuoco.

domenica 14 febbraio 2010

La logica della politica rispetto alla logica del potere

di Angelo Mancini

comunali
Le battaglie più cruente, più terribili, sono quelle che si combattono all’interno del proprio  sé.  A  volte far trionfare la giustizia significa rimetterci; tutti vivono questo dilemma che  è poi l’essenza  dell’essere una individualità inserita in una collettività. Ecco il motivo per cui assistiamo a comunità prive di cittadini dove l’unica cosa che unisce i suoi membri è la mancanza di interessi comuni. La fine dell’ideologia ha coinciso con l’affermazione dell’ideologia più potente che si possa immaginare, quella che si identifica con la realtà e con una visione delle relazioni interpersonali basate sull’utilitarismo. La politica è diventata perciò superflua rispetto a gruppi e a cordate economiche volte a massimizzare l’interesse di parte  rispetto a quello della collettività.
Il più delle volte si è portato ad attribuire alla politica tutte  le disfunzioni, le carenze, i ritardi che affliggono una  comunità, confondendo in questo modo la causa con l’effetto.  La politica, il potere,  è un prodotto della società. Il credere che non sia così è solo un espediente consolatorio, un autoinganno, un piacevole e narcisistico autocompiacimento della propria superiorità . Nel buio anche un lumicino si sente  una stella!
Ciò che serve, allora, non è tanto cambiare la politica o le forme di potere, ma cambiare il rapporto che lega l’individuo con il suo essere persona sociale, l’individuo con il suo essere “cittadino”. In ogni epoca e in ogni latitudine c’è stato un potere espresso con modalità diverse; la grande invenzione del mondo occidentale, greco-romano, è stata la figura del “cittadino”, di un individuo che si riconosce di appartenere a una comunità politica, al suo sistema di diritti e di doveri a prescindere da appartenenze familiari sociali e economiche e di riconoscere gli altri come con-cittadini. Oggi questa forma di identità è scomparsa. Ci sentiamo cosmopoliti, europei, italiani, rimarcando un’appartenenza a organismi globali e non più a una comunità politica e sociale. Prima il cittadino poteva esistere solo all’interno della sua comunità di appartenenza che rappresentava nel medesimo tempo  la sua identità, la sua autorealizzazione, la protezione e il fine. Oggi l’individuo è portato alla condivisione momentanea di esperienze, situazioni col preciso intento di essere solo “partecipante”.  Se, dunque, il cittadino esiste solo se c’è una comunità, compito prioritario di ogni persona è quello di autorealizzarsi come cittadino costruendo una comunità come luogo virtuoso, omogeneo, non discriminante dove può definitivamente realizzarsi. Sentirsi cittadino di una comunità, percepire gli altri come concittadini è il primo momento di cambiamento da far insorgere in ognuno di noi nella nostra piccola comunità. Bisogna arrivare alla consapevolezza profonda che non è una sommatoria di “Io”  che produce un “Noi” , ma il loro essere in relazione, il loro integrarsi. Se non c’è cittadino senza comunità, non c’è neanche benessere individuale senza il benessere della comunità. Ricercare il benessere della comunità diventa la condizione necessaria e fondamentale per il benessere di ciascun membro. A questo scopo concorre la politica. Nel sociale ci sono varie aree di politicità: generazionale, ideologica, sociale, economica, intellettiva, parentale, ognuna con le proprie incapacità a oltrepassare i propri confini. Ma la comunità è una e allora la domanda che si pone è: quali sono i comportamenti intellettuali e pratici che una persona deve avere per fare politica? La risposta è semplice: la politica va concepita come un’invenzione nel senso di un “saper fare” per realizzare condizioni concrete di promozione del benessere sociale in una pluralità di relazioni e di saperi dominati dall’esperienza . Questo significa far prevalere la logica della politica rispetto alla logica del potere, la logica della comunità armonica rispetto alla logica della contrapposizione violenta e distruttrice, la logica di guardare al presente rispetto alla logica di chi vuole privarcene invitandoci a guardare ad un futuro vago e lontano , indistinto e per questo vuoto, la logica di chi ci nutre di menzogne perché la realtà è difficile da mandar giù, la logica di chi  non vede la trave nel proprio occhio perché con essa ci si è costruito il proprio trono.              

venerdì 12 febbraio 2010

QUALCOSA SULL’ACCORDO DI RECIPROCITA’

di Raffaele Garofano
Devo, in via preliminare, fare pubblica ammenda per aver dato il mio voto favorevole, in consiglio comunale, sull’accordo di reciprocità, così come definito e presentato. Il voto favorevole è stato conseguenza dei malintesi sensi della mia appartenenza al gruppo di maggioranza e della lealtà amministrativa nei confronti del Sindaco, che aveva solitariamente profuso il suo impegno per la preparazione dell’accordo.
Il voto sarebbe dovuto essere contrario per carenza di documentazione e fumosità dell’obiettivo.
Questa è, infatti, una operazione fatta con il solo scopo di mettere le mani su risorse che in nessun modo porteranno beneficio alle nostre comunità, ma solo a gruppi di interesse che ruotano intorno a faccendieri più o meno noti.
Più che un indizio di ciò si trova nelle stesse dichiarazioni rese dal Sindaco in consiglio comunale , come da deliberazione, che in un momento di scarsa presenza a se stesso disse:”sono stati immaginati anche altri progetti portanti ma nessuno era fattibile, nei tempi e nelle condizioni date”. Traduzione: presentare qualsiasi cosa con la speranza di mettere le mani sul malloppo.
Ed è stato presentato come progetto portante (definito nel Disciplinare per la realizzazione e definizione degli Accordi di reciprocità come “operazione o insieme di operazioni tecnicamente connesse *a forte rilevanza strategica*) il completamento della bretella. Il punto non è se viene o non viene completata la bretella, piuttosto quale ne sia la forte rilevanza strategica. L’esempio che abbiamo sotto gli occhi da quaranta anni è la superstrada Benevento – Caianello: quale è stato il beneficio strategico per i comuni i cui territori sono da essa attraversati? Per Solopaca, Ponte, Telese, e via via fino a Roccamonfina, escludendo, naturalmente, i distributori di carburante? Il completamento della bretella può essere in sé positivo, ma solo perché risolve un iter tormentato che ha lasciato un mare di contenziosi al comune Ente Attuatore, che si vede con questa operazione cavare le castagne dal fuoco. A scapito di tutto il territorio che perde una ulteriore occasione perché non è in grado, per intrinseca debolezza e per miopia politica più che quarantennale, di cimentarsi, neppure culturalmente, con un simile strumento il cui obiettivo è “promuovere la competitività e l’attrattività valorizzando i vantaggi territoriali, assecondando le potenzialità di sviluppo e innalzando il livello di qualità della vita”. E’ raggiunto questo obiettivo se raggiungiamo Pontelandolfo risparmiando quindici minuti di percorrenza? E per andare dove, poi?
E che dire degli interventi nei comuni aderenti all’accordo? Guardia ha presentato i lavori di riqualificazione di Via Guglitiello di sotto (progetto già approvato dalla precedente amministrazione, finanziato con la legge 51 e non realizzato solo perché c’è l’obbligo di rispetto del patto di stabilità interno imposto dalla finanziaria) ed un centro per la valorizzazione della falanghina. Intuizioni davvero geniali!
La verità è che si è iniziato con l’ipotesi di convogliare acqua dalla diga di Campolattaro per irrigare improbabili serre e si è continuato con il Convento di San Francesco, passando per casa Palladino. Non una idea in testa: presentare qualsiasi cosa pur di mettere le mani sul malloppo.
Qualche suggerimento era pur stato dato: perché non rendere autosufficiente il territorio dal punto di vista energetico? Perché non fornire energia a tutto il territorio a costo zero? Perché non affrontare i problemi dei rifiuti o dell’acqua, vere sfide strategiche per questo secolo? Ma perché non è “fattibile, nei tempi e nelle condizioni date”! Ma la sedicente “intuizione geniale” non è del 2007? Com’è che si sono persi due anni senza far niente da parte di un Sindaco che per regolamento si era riservata la gestione personale , ripeto, personale, dell’attuazione dell’accordo? Presentare qualsiasi cosa con la speranza di mettere le mani sul malloppo.
L’esatto contrario di quello che ha più volte ribadito l’assessore regionale al bilancio prof. Mariano D’Antonio. Questo strumento fa piazza pulita della distribuzione a pioggia di risorse, che per quanto ingenti non hanno portato alcun beneficio, e richiede progettazioni a forte rilevanza strategica per ogni territorio omogeneo. Noi non siamo pronti e non ci siamo preparati (la conduzione è stata quasi clandestina) per questo e abbiamo adottato la solita tecnica del tanto, poi, qualcosa succederà. E abbiamo collazionato le uniche carte che già avevamo presso il comune di Cerreto: i disegni della bretella. Presentare qualsiasi cosa pur di mettere le mani sul malloppo, appunto.
Questo è un progetto che con tali premesse non può essere approvato. Se,invece, lo sarà avremo una ulteriore dimostrazione del progressivo, inesorabile infognarsi della politica.
In ogni caso, per avere una idea di come le cose sono state fatte altrove, provate a consultare il sito www.comune.eboli.sa.it/index.php?id_area=59&id_page=823<http://www.comune.eboli.sa.it/index.php?id_area=59&id_page=823>.

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mercoledì 10 febbraio 2010

Il vero patto di reciprocità

di Giuseppe Falato

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Da un po’ di tempo, leggendo manifesti e volantini, mi sono quasi convinto di un fatto: la Variante di Valico è poco più dë në rasëlónë[1] rispetto alla cosiddetta Bretella Superstradale.

Ma è proprio così?

Proviamo ad immaginare, per esempio e per assurdo, che il patto di reciprocità non sia, come dice il suo deus ex machina,  il frutto di una intuizione geniale o, di un botta di fortuna, ma un’operazione cchiù térra térra.

Non entro negli aspetti tecnici perché non sono un esperto, ma la mia intuizione, non geniale come quella in premessa, è che, con linguaggio sibillino e martellante[2], si sta cercando di far passare per un’opera strategica un grosso “pacco”, confezionato in quella zona grigia tra politica e affari, sul quale doveva apporre il suo sigillo il sindaco del comune capofila che, ancora per esempio, per assurdo e per caso, era anche  presidente, direttore o, ciò che è lo stesso, impiegato (come egli stesso amava umilmente definirsi) di un ente inutile e in difficoltà.

Se così fosse stato, sempre per esempio e per assurdo, per una tale operazione non ci sarebbe stata definizione migliore di patto di reciprocità, declinato secondo le note regole sinallagmatiche del do ut des, do ut facias, do ut non facias, facio ut facias, facio ut non facias.

In definitiva, se scippo c’è stato, non è stato consumato in casa mia!

Pertanto, invito, ancora una volta, chi si cimenterà nelle prossime elezioni amministrative:

  1. Ad abbandonare la politica afasica dei cosiddetti tecnici/esperti che parla per acronimi incomprensibili;
  2. A lasciare a casa la stravagante politica cabalistica che costruisce ponti e superstrade tra diritto biblico e comunismo togliattiano;
  3. A disperdere definitivamente nel vento le ceneri della solita Fenice che, dopo anni di complice silenzio, vuole rinascere (costi quel che costi) solo in occasione delle elezioni;
  4. A dare un calcio risolutivo ai protagonismi e ai dualismi che per anni ci hanno afflitto, facendo la fortuna politica-economica di pochi e la sfortuna culturale e civica dei più, per dare vita ad un progetto guidato non da ajjënàmëla[3], ma da persone per le persone che tenti di ricostruire il tessuto sociale di questa comunità: questo è il vero patto di reciprocità.

..........................................................................................

[1] Viottolo di campagna  in terra battuta, stradone, callaia. Enrico Garofano, Parole nel tempo, 2008.

[2] “Nel linguaggio la ripetizione ha un potere enorme, quello di riuscire a cambiare il modo stesso di pensare”. George Lakoff , docente di linguistica a Berkeley.

[3] Combriccola di monelli e ragazzacci. Enrico Garofano, op. cit., 2008.

martedì 9 febbraio 2010

Tra Cantine e Borghi d’Arte

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Il progetto “Tra Cantine e Borghi d’Arte” nasce da un protocollo d’intesa tra la Provincia, l’EPT di Benevento, e i Comuni di Castelvenere, Guardia Sanframondi, Sant’Agata dei Goti, Solopaca e Torrecuso, presentato a Rimini nell’ambito della Borsa del Turismo Travel Trade Italia 2009 e finalizzato a promuovere e valorizzare il territorio sannita, puntando sulla sua tradizione vitivinicola.

Si tratta di un percorso ideale che permette di ripercorrere una storia non recentissima ma che evoca gusti, tradizioni e sapori di un tempo, un programma incentrato su degustazioni di vini e piatti tipici locali, su eventi culturali e musicali, sulla riscoperta del patrimonio culturale attraverso spettacoli teatrali e musicali che mettano in scena l’identità del territorio, valorizzandone la storia, i costumi e le usanze. Non è un caso, quindi, la scelta di questi cinque borghi la cui economia si incentra sulla produzione del vino portando avanti una tradizione secolare intorno alla quale intere comunità sociali hanno costruito la propria storia e la propria identità culturale. Si tratta, dunque, di borghi caratteristici, stretti tra viuzze incantate dove passeggiare significa andare indietro nel tempo recuperando quei ritmi lenti scanditi dal lavoro agricolo di una volta.

Scarica e guarda il progetto

venerdì 5 febbraio 2010

Opportunità lavorative

Comune di Napoli: 534 assunzioni
170 agenti di polizia Municipale, 165 assistenti sociali, 60 ragionieri, ma anche ingegneri, architetti, informatici, amministrativi. Per tutti il termine è il 15 marzo
Una valanga di nuovi posti al Comune di Napoli: sono ben 534 quelli per i quali è stato indetto un concorso-corso valido per l’assunzione in ruolo di unità con diversi profili professionali delle categorie C e D così distinti:
• 20 Istruttori Amministrativi
• 3 Istruttori Direttivi Amministrativi
• 60 Ragionieri
• 25 Istruttori Direttivi Economico Finanziari
• 23 Funzionari Economico Finanziari
• 25 Funzionari Ingegneri
• 25 Funzionari Architetti
• 18 Funzionari Informatici
• 165 Assistenti Sociali
• 170 Agenti di Polizia Municipale
L'accesso al concorso è subordinato al possesso di diploma di scuola superiore o di laurea, a seconda del profilo per cui si concorre.
L'intera procedura concorsuale è di competenza della Commissione Interministeriale per l'attuazione del progetto Ripam e comprenderà una fase preselettiva, una selettiva, un periodo di formazione a cui seguirà una prova finale.
Partecipare
La domanda di partecipazione va presentata entro il 15 marzo 2010 esclusivamente compilando l'apposito modulo elettronico disponibile sul sito http://ripam.formez.it<http://ripam.formez.it/> previo versamento della tassa di concorso di € 15,00 sul C.C.P. n. 13178801, intestato al Comune di Napoli - Servizio Ragioneria - Tasse Amm. Conc. Posti di Ruolo con specificazione della Causale "Concorso-Corso". La data di trasmissione della domanda via Internet è comprovata da apposita ricevuta elettronica.
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Segui la rotta giusta, naviga con noi verso un futuro brillante
Costa Crociere, azienda leader nel settore crocieristico, offre a giovani motivati a sviluppare la propria professionalità la possibilità di entrare a far parte di un contesto dinamico e prestigioso, per info collegati al sito http://www.costacrociere.it/B2C/I/Corporate/human/Job+Opportunities/master/master.htm

Fonte: cisl giovani di Benevento
Carlo Falato

mercoledì 3 febbraio 2010

Poste Italiane seleziona in tutta Italia diplomati

Servizio recapito di Poste Italiane seleziona in tutta Italia diplomati di età inferiore ai 35 anni, con patente A o B. Contratti trimestrali
Si tratta di contratti a tempo che nascono da esigenze contingenti. Così si legge in due circolari che sono state emesse dagli uffici delle Risorse umane di Poste Italiane nei giorni 7 e 12 gennaio 2010.
Saranno selezionate 180 persone da destinare per 3 mesi presso le aree Servizi postali/recapito. Ovvero i portalettere. Con destinazioni in gran parte del territorio nazionale.
Ecco, nel dettaglio, quali sono le regioni interessate. Nell’area centro, che comprende Lazio e Abruzzo, il numero delle nuove reclute è 30. Si continua con 20 addetti al recapito per il nord - ovest (Liguria, Piemonte e Val d’Aosta) e 100 al sud, specie in Campania e Calabria. Trenta occasioni anche in Sicilia.
Quali sono le caratteristiche che servono per diventare portalettere? «Sono un’età sotto i 35 anni, la patente A o B e un diploma»
Saranno chiamati coloro che si candideranno al più presto. La modalità è semplice: basta collegarsi al sito internet aziendale www.poste.it e procedere con il seguente iter: Chi siamo - Lavora con noi - Inserisci il cv.
«Non oltre il 31 marzo, i prescelti potranno anche essere chiamati in servizio da subito».
Fonte: Cisl giovani Benevento
Carlo Falato

sabato 30 gennaio 2010

La Terza Via

caravaggio

Ricomincia il teatrino... Sono di nuovo in moto le due star della politica Guardiense e tra poche settimane ci ritroveremo, come prassi da oltre vent'anni, a dover scegliere se stare con l'uno e contro l'altro oppure con l'altro e contro l'uno.

Questo modo di far politica a Guardia va bene soprattutto ai due contendenti reali perché, così facendo, hanno già vinto tutti e due, non importa il risultato dell'urna.

Vi chiederete: ma come è possibile? È semplice e succede già da troppi anni. Per chi le vince le elezioni si spiega da solo, ma per chi le perde rimangono sempre un bel pò di voti che, in ambito extra comunale, servono ad aprire tante porte. Ma allora queste benedette elezioni chi le perde? NOI, la gente comune, tutti quelli che si lasciano intrappolare in questa logica.

Da troppo tempo le elezioni le ha perse sempre questa comunità, che vede la sua economia al minimo storico ed un tessuto sociale ormai logorato. Si può uscire dal circolo vizioso, cambiare rotta e non giocare una partita già persa?

Sì! È possibile cambiare, smettendola di essere pro o contro e incominciando a ragionare per:

  • per una comunità che si ritrova e che insieme riscopre la dignità e l'orgoglio di essere GUARDIESE
  • per una comunità che vuol esserci nel momento delle decisioni che delineeranno il proprio futuro
  • per un riscatto economico di queste nostre zone  invidiate da tutti per il grande potenziale che potrebbero esprimere, ma che rimane al palo da anni.

Non facciamoci intrappolare nei personalismi perché: Non importa da dove vieni, l’importante è dove vuoi andare.

Facciamo tutti un atto di coraggio non rinnegando niente del vissuto, ma dandoci una prospettiva diversa. Imbocchiamo la terza via in cui tutti si possano ritrovare. Lavoriamo insieme per un obbiettivo comune e chiaro, senza tanti preamboli, diciamoci con semplicità le cose da fare e lottiamo perché si realizzino. Rompiamo una volta per tutte questo dualismo dannoso per tutti!

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venerdì 29 gennaio 2010

Bue, asinello e mangiatoia

 

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A proposito di Rassegna di Presepi
Ho letto la lettera aperta alla cittadinanza Guardiese dell’ex sindaco Nicola Ciarleglio. Non entro nel merito delle questioni esposte, la politica m’interessa sempre meno, ma una cosa della lettera sinceramente mi ha molto infastidito. Nel tracciare il bilancio dell’attività amministrativa l’ex sindaco ascrive alla sua amministrazione il merito di aver ottenuto “la resurrezione, con fondi europei 2007/2013 e all’interno di un progetto sovracomunale di cui il comune di Guardia è stato capofila, della *Rassegna di Presepi”. Tutti ricordano che cosa è stato il centro storico negli anni della rassegna durante le festività natalizie. Il cuore antico del nostro centro storico per un decennio è stato il protagonista indiscusso della vita della nostra comunità. Guardia è stata, in quel periodo, una tappa del turismo regionale ed extraregionale. Certo è un merito aver riattivato una manifestazione che, come la manifestazione estiva Vinalia, è riuscita a portare a Guardia Sanframondi migliaia e migliaia di visitatori. Fin qui nulla da eccepire, chi legge la lettera certamente apprezzerà la “resurrezione”, solo che di tutto si tratta tranne che di resurrezione. Anzi al contrario penso che la rassegna di Presepi con quest’edizione sia definitivamente morta e sepolta. Mi spiego meglio. Questa edizione ha goduto di un ingente finanziamento regionale, presupposto per realizzare una manifestazione d’altissimo livello, capace di porre le basi per le successive edizioni. Se agli sforzi notevoli di volontariato delle associazioni che organizzano gli eventi si associano disponibilità economiche, se ne avvantaggia certamente la qualità degli stessi. Nel caso della rassegna di presepi una maggiore disponibilità economica si traduce immediatamente nella possibilità di una maggiore qualità delle rappresentazioni presepiali. Chi si è cimentato nella realizzazione di un presepe sa bene che oltre alle capacità e alle idee c’è bisogno senz’altro di risorse economiche in quanto i materiali da utilizzare spesso sono molto costosi. Le risorse messe a disposizione di chi ha realizzato le rappresentazioni presepiali sono state esigue a scapito della qualità delle stesse. Il percorso della Rassegna di Presepi, almeno a quanto si è visto, non è stato interessato da alcun intervento scenico che ne valorizzasse i luoghi più suggestivi. La rassegna è stata priva di quelle manifestazioni collaterali (mostre, spettacoli, momenti d’animazione, ecc.) in grado di attrarre e dare un tocco in più alla manifestazione. La pubblicità dell’evento è stata affidata ad un generico manifesto pubblicitario affisso nei soli comuni della nostra zona (assenza di pubblicità su giornali e TV). Di contro ho notato che la manifestazione si è fregiata di Direttori Generali, Direttori Artistici, Uffici Stampa, Addetti Stampa, e chi più ne ha più ne metta. Il risultato finale è stato un prodotto, nonostante gli sforzi encomiabili di chi si è cimentato nella realizzazione dei presepi, abbastanza mediocre. Dulcis in fundo la totale assenza di visitatori. Il centro storico è rimasto quasi sempre deserto popolato per lo più dai soli allestitori presepiali nella penosa attesa di qualche amico o familiare. Si è passati da una manifestazione che attraeva migliaia di visitatori ad una che ne ha attratto poche centinaia. Nonostante le risorse economiche disponibili non si è stati capaci di allestire un evento degno di questo nome. Altro che resurrezione, siamo al totale fallimento.
Un allestitore presepiale

mercoledì 27 gennaio 2010

Partiti diversi

di Angelo Mancini

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La vicenda del dimissionario sindaco di Bologna, Delbono,  ci fa riflettere sul diverso modo di comportarsi  del sindaco bolognese  e del Partito Democratico locale e nazionale rispetto al sindaco di Guardia Sanframondi e al coordinamento del locale  Pd.
L’ormai ex sindaco di Bologna ha ricevuto un avviso di garanzia per peculato e abusi in atti di ufficio per le vicende collegate alla sua ex segretaria e amante che lo accusa di averle pagato viaggi e dato del denaro di provenienza regionale e comunale. Lasciamo la vicenda giudiziaria alle aule e alle persone competenti in materia  e occupiamoci dei risvolti politici. Il sindaco si è dimesso con la motivazione che il bene della città è di gran lunga superiore al bene individuale. Qualcuno afferma che il passo indietro sia stato richiesto da Romano Prodi, amico e sponsor elettorale, con una telefonata molto sofferta, e dai vertici del partito nazionale, regionale e cittadino;  altri optano per  una risoluzione autonoma del sindaco motivata dal senso di responsabilità istituzionale che dovrebbe sempre contraddistinguere un amministratore pubblico. In entrambi i casi possiamo notare una lettura della vicenda, e comportamenti conseguenti,  diametralmente opposti alla lettura e ai comportamenti del nostro sindaco e del PD guardiese.  A Bologna il sindaco, in modo autonomo o su pressioni del partito, ha dovuto prendere atto che la situazione non era più sostenibile e che le dimissioni erano un atto dovuto per fare chiarezza politica  e per dare una prospettiva  di governo alla città. E così è stato, come nel Lazio dopo il caso Marrazzo.
A Guardia non c’è stata  nessuna inchiesta giudiziaria, ma un grave vulnus democratico e cioè il venir meno di una maggioranza stabile. C’era solo la disponibilità dei due consiglieri di Guardia Libera di non far mancare il numero legale in consiglio comunale, ma questa soluzione esponeva  l’ex maggioranza agli “umori politici” di una parte della minoranza e rendeva  precario, a vista e a termine ( gennaio 2011) il prosieguo della  vita amministrativa cittadina.  Di fronte a questo scenario ci saremmo aspettati che l’ex sindaco Ciarleglio mostrasse lo stesso senso di responsabilità istituzionale del sindaco di Bologna; abbiamo assistito, invece, ad una ostinata e prolungata  manifestazione di “attaccamento” alla poltrona democraticamente inopportuna e indifendibile.  Ci saremmo aspettati, poi, che il PD locale si comportasse come il PD emiliano e nazionale, che invitasse il sindaco a formalizzare le dovute dimissioni  vista l’impossibilità di formare una nuova e stabile maggioranza.  Il coordinamento del PD guardiese ha , invece,  sospeso a tempo indeterminato i consiglieri comunali del partito che, per senso di responsabilità e di dovere democratico nei confronti dei loro concittadini, dimettendosi ,  hanno posto fine all’anomalia democratica che si era creata. Il partito che, in situazioni più delicate e importanti, non ha esitato a “pretendere” le dimissioni dei suoi eletti , è  lo stesso partito che, a dispetto della democrazia, vuole a tutti i costi conservare il potere?  Siamo ragionevolmente convinti di no!
Se, allora,  il comportamento del Partito Democratico nazionale è stato istituzionalmente corretto e rispettoso dei principi della democrazia, come valutare, allora, il comportamento del coordinamento locale del PD?
E’ strano: quando le ragioni sono fragili si irrigidiscono le posizioni!

domenica 24 gennaio 2010

Azione promozionale Vini Campani

Fiera Internazionale del Turismo: Freizet. Reisen. Erholen, Monaco di Baviera
18-22 febbraio 2010- avviso pubblico “Azione promozionale Vini Campani”
L’Ente Provinciale per il Turismo di Salerno è stato incaricato dall’Assessorato Regionale al Turismo di curare la partecipazione della Regione Campania alla manifestazione fieristica *Freizeit.Reisen.Erholen* in programma a *Monaco di Baviera dal 18 al 22 febbraio 2010*.
Nell’ambito delle attività istituzionali che saranno realizzate durante lo svolgimento della fiera, è intenzione di questo Ente programmare una forte azione promozionale nella Città Monaco di Baviera avvalendosi dei vini campani, prodotti con vitigni autoctoni da aziende con sede sul territorio regionale, per far conoscere ed esaltare le tradizioni enogastronomiche della Campania nel Land della Baviera.
L’iniziativa si svolgerà presso rinomati ristoranti di Monaco di Baviera, indicati dalla Delegazione Enit che, in concomitanza con le date di svolgimento della fiera, proporranno alla propria clientela i vini delle aziende regionali accompagnati da una brochure che illustra il territorio di produzione.
Possono partecipare all’iniziativa:
a) i viticoltori vinificatori in proprio della Campania;
b) le aziende vinicole iscritte alle enoteche regionali e provinciali che hanno sede in Campania.
Le aziende interessate dovranno far pervenire a mezzo fax (089/251844) all’EPT di Salerno la propria richiesta di partecipazione entro e non oltre *le ore 12.00 del 28 gennaio 2010*. Il modulo della domanda è disponibile sul portale dell’Ente: www.turismoinsalerno.it <http://www.turismoinsalerno.it/>
Si invitano gli Enti e le Associazioni regionali e provinciali di categoria in indirizzo a voler assicurare ampia diffusione informativa alle aziende di settore del territorio di propria competenza.

sabato 23 gennaio 2010

DEMOCRAZIA SOSPESA


labirinto con cipressi

Ciao Coraggiosi!
Finalmente abbiamo scoperto perché al convegno del PD del 17 gennaio 2010 ai consiglieri comunali dimissionari non è stato concesso di fare degli interventi: erano già stati sospesi a tempo indeterminato dal partito in data 15 gennaio 2010. Non c’era, lo dobbiamo ammettere, nessun processo in corso: era stato già celebrato in altre stanze e la sentenza già emessa in base a un imprecisato articolo dello statuto del PD. Come mai in quella sede e con rappresentanti istituzionali e di partito così autorevoli non se ne è fatta alcuna menzione?
Povero partito democratico, brillante e preziosa moneta d’oro trasformata in inutile “patacca”difficilmente smerciabile anche nelle repubbliche delle banane, idea alta e nobile di giustizia e di progresso sociale finita in mani maldestre e partigiane che ne hanno precluso ogni slancio ideale e ogni potenzialità di cambiamento! Un partito nato per includere, fondere idealità diverse in una sintesi feconda di nuove potenzialità etiche e sociali, si ritrova ad essere il partito dell’esclusione, dell’ostracismo, delle espulsioni alla stregua dei vecchi partiti dittatoriali solo perché alcuni suoi esponenti hanno esercitato il loro sacrosanto diritto di libertà di pensiero.
Forse ricordo male, oppure i tempi sono cambiati, ma il consigliere comunale risponde per primo alla propria coscienza, poi al popolo che lo ha eletto . Verso l’organizzazione partitica ha solo un dovere di lealtà, che è propria dell’essere uomo, e non una cieca ed acritica fedeltà, qualità che appartiene al cane. I tre consiglieri comunali del PD non sono venuti meno né verso la loro coscienza, né verso i cittadini elettori, né sono venuti meno al dovere di lealtà verso il loro partito. Nelle diverse riunioni tenute con gli organi di partito, cittadino e provinciale, hanno sempre con chiarezza e onestà palesato, in una totale e assordante afonia, le proprie critiche e riserve verso l’operato del sindaco e la mancanza di una maggioranza numericamente certa e coesa sui programmi, presupposto fondamentale per governare democraticamente. Le dimissioni erano un atto dovuto se si voleva continuare a vivere in uno stato di diritto e democratico: sospenderli ha significato , allora, sospendere la democrazia e le libertà ad essa connesse. La responsabilità della fine anticipata di questa consiliatura non è di chi si è dimesso, ma di chi, sordo a ogni richiamo al senso di collegialità e di condivisione degli obiettivi, ha inteso scientemente e ostinatamente perseverare nella propria solitaria gestione del potere confidando nel potere persuasivo di soggetti terzi , nel senso di responsabilità dei consiglieri di maggioranza e nell’ipervalutazione del suo ruolo e delle prerogative annesse. E’ questo modo di intendere l’amministrazione della cosa pubblica che va espulso dal partito e non chi lo combatte . Ma anche quando le bocche vengono chiuse la domanda resta aperta: come mai un sindaco che ha scontentato la sua intera maggioranza, in modo manifesto o nascosto, non è fatto oggetto di nessuna critica al suo operato?
Solo chi ha i paraocchi non vede questo, ma si ricordi, però, che del corredo fanno parte anche il basto e la sferza del padrone.
Angelo Mancini

mercoledì 20 gennaio 2010

All’ECCELENTISSIMO SIGNORE DELLE GUARDIE e delle soldataglie

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Dopo 500 anni nell’antico Borgo della Guardia dei Fremondo, al cospetto dei Signori di Benevento, serviti dal Sacrestano di Corte fratello luigi, ed al Cospetto dell’Eccellentissimo, patrone dei guardiani e Signore dei Tormenti, si è proceduto al processo verbale contro i maligni umori di tre uomini del Borgo medesimo.

Tali uomini si sono macchiati di gravissime infamie:hanno definito la Santa congregazione, gover nata dall’Eccelentissino, come una chiesa minore è   corrotta anche in chi la sostiene.
Per questi malandati uomini non c’è altro tempo che la punizione e lo sterminio.

Tutto il giudizio si è consumato nel giorno del Signore decimo settimo come pubblica il SERMO GENERALIS.
Tuo fedele  Amico e Collega
BERNARDO GUI

*«* Cum ecclesia ultra non habeat quod faciat pro suis demeritis contra ipsum, idcirco, eundum reliquimus brachio et judicio saeculari *»*

martedì 19 gennaio 2010

Relazioni pericolose


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È polemica tra l’Associazione de ‘icoraggiosi’ e gli organizzatori della manifestazione del PD tenutasi domenica 17 gennaio sul Castello a Guardia Sanframondi. In quella sede, e alla presenza della delegazione parlamentare sannita del PD, del coordinatore e del presidente provinciale PD, un relatore-lettore ha tirato in ballo l'associazione guardiese facendo balenare l’idea che quest’ultima abbia influito negativamente, con le proprie iniziative, sulla tenuta dell’ amministrazione Ciarleglio caduta da pochi giorni.

Non si è fatta aspettare la puntualizzazione di Mario Plenzick, presidente dell’Associazione, che assumendosi tutta la responsabilità per quanto ‘icoraggiosi’ hanno prodotto in questi mesi, ha voluto elencare le iniziative che, secondo il PD guardiese, avrebbero ‘minato’ l’operato dell’amministrazione:

  • in data 6 marzo 2008, la denuncia per le modalità di esecuzione dei lavori stradali che erano in cantiere. Vedi allegati Documentazione fotografica - Strade rurali 2 - Strade rurali - Strade rurali 4;
  • in data 20 marzo 2008 la raccolta firme per la petizione S.S. Nazionale Sannitica di messa in sicurezza del tratto in prossimità dell’ex frantoio sociale. Vedi allegati Testo della petizione - Ricevute invio petizione
  • in data 18 aprile 2008 proposta per l’attuazione del Bilancio partecipato vedi allegato a Proposta pubblica
  • in data 18 giugno 2008 la pubblicazione della proposta Progetto per la gestione del verde, con allegati Carta del verde - Regolamento del verde
  • in data 16 luglio 2008 presentazione della proposta progettuale13 Tappe tra il polo religioso ed il polo civile vedi allegato Restituzione prospettica
  • in data 7 settembre 2008 Proposta per la riorganizzazione degli spazi e dei servizi vedi AllegatiPresentazione - Riorganizzazione dei servizi - Planimetrie
  • in data 20 settembre 2008 Petizione contro la chiusura del P.O di Cerreto Sannita vedi allegati Petizione  - Comunicato -  Proposta dei Sindaci della Valle telesina
  • in data 31 ottobre 2008 organizzazione del Workshop Territoriale Innovazioni e tecnologie utili e sostenibili per un nuovo progetto di sviluppo agricolo, alimentare e paesaggistico del territorio; vedi allegati Relazione (Nardone) Relazione (Matassino)
  • in data 2 aprile 2009 presentazione della Proposta per la realizzazione della terrazza sulla Valle telesina vedi Allegato Presentazione
  • in data 23 aprile 2009 '100 metriquadrati 'Iniziatiava per il recupero del verde e delle attrezzature della Villa Comunale Cronaca dell'intervento vedi allegati Documentazione fotografica - Richiesta
  • in data 5 maggio 2009 presentazione della proposta Carta del Paesaggio del vino vediallegato Descrittivo
  • in data 25 luglio 2009 Richiesta di Inserimento nell'elenco del Patrimonio Culturale Immateriale dell'UNESCO dei Riti settennali di Guardia Sanframondi vedi allegatiPrima richiesta Amministrazioni Locali - Proposta Pubblica
  • in data 31 dicembre 2009 attivazione di un tavolo progettuale sul possibile futuro del nostro paese Cosa Vogliamo vedi allegato Proposta pubblica

     

Ecco - conclude Mario Plenzick - Queste sono solo una parte delle ‘critiche costruttive’, delle iniziative e delle proposte che in questi venti mesi hanno animato l’Associazione de ‘icoraggiosi’.

La maggior parte di queste iniziative non hanno avuto nessun sostegno dalla passata amministrazione, per cui non vedo come abbiano potuto intralciare il lavoro dell’amministrazione comunale. Ogni accusa polemica è rinviata al mittente, i fatti … parlano da soli.

lunedì 18 gennaio 2010

Quelle mezze bugie…

 

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Sull’ignobile e imbarazzatissima sottospecie di tribunale che si è voluta costituire la mattina del 17 gennaio 2010 presso la sala del castello ad opera del sedicente PD locale, altri si pronunceranno. A me preme dire qualcosa a proposito della puntigliosa, acre, semibugiarda e tendenziosa relazione letta da Ludovico Prete al quale va il merito di aver dato voce e testa a quelli che non parlano mai, a quelli che hanno costituito minoranza silenziosa in ogni circostanza e che mai una volta hanno dato segno di cosa circolasse nella loro testa, a parte qualche generico “non è così” e ragione incondizionata al sindaco anche a fronte delle più marchiane evidenze.
Una cosa, tuttavia, è da sottolineare: si è usciti alla fine, ed era ora, da quella piccola ambiguità ricoperta dalla foglia di fico del ruolo istituzionale. E si è ritornati a funzioni proprie, che rimandano alla mente i placcaggi operati nei confronti di Carlo Falato, ai tempi della fine della sua amministrazione. Nulla di nuovo sotto il sole.
Una piccola sorpresa mi ha prodotto la constatazione della iscrizione di getto al circolo dei mezzi bugiardi: le bugie sono facili da smontare; più complicato è smontare una mezza bugia che ha, in sé, un qualche aggancio con la verità. Vedi, amico mio, le cose si devono dire, ma per intero e non solo per la parte che più ci fa comodo. Ma di questo parleremo tra breve.
Nella puntigliosa relazione letta a tanta assemblea, c’è tutto un susseguirsi di rivendicazioni, ricostruzioni minuziose di fatti, evocazioni di chissà quali calamità, messaggi subliminali che fanno leva sul sentire profondo delle persone, che convergono verso la tesi salvifica del complotto che sarebbe stato ordito al di là di ogni ragione amministrativa.
Io ci andrei molto cauto.
L’amministrazione Ciarleglio nasce da una ambiguità di fondo. Non lo voleva nessuno. Ma nel vuoto che si è generato nell’insensata e pervicace volontà di abbattere l’amministrazione Falato (su cui una volta tireremo tutte le somme) si è avuto questo stranissimo inserimento. Ci siamo trovati di fronte ad una persona che a sua volta (insensatamente e da me detto in tempi non sospetti) era stata giubilata e che come reazione non aveva saputo rispondere in altro modo che facendo votare la lista avversaria, quella, per intenderci capeggiata dal dott. Amedeo Ceniccola, determinandone, di fatto, la vittoria. E, per piacere, nessuno faccia finta di non sapere queste cose.
Tale è il personaggio che ci siamo trovati di fronte. E quando si è trattato di chiudere l’accordo per le candidature non si è fatto scrupolo alcuno di sottoscrivere patti con chiunque, anche in forte contraddizione, se non in contrapposizione, tra loro. Uno di questi è quello che ha sottoscritto con i DS, condizione minima per la partecipazione alla coalizione. Bastava dire di no e i Ds non avrebbero partecipato e tutti sarebbero vissuti felici e contenti. E invece no. E qui emerge la vera ragione del fallimento politico di questa compagine. E non mi stancherò mai di dire per tutta ed esclusiva responsabilità del sindaco.
Nicola Ciarleglio, tirato su a pane e politica, è convinto di essere il detentore di ogni potere e che per questa sua prerogativa sia lecito fare a meno di ogni collegialità. L’amministrazione ha cominciato ad avere problemi da subito proprio perché ciò che aveva fatto la mano destra era ignoto alla sinistra. Da subito, perciò, c’è stata la mia richiesta di lasciar perdere tutte le premesse che avevano portato a quel genere di coalizione e di ricominciare tutto daccapo. Sedendoci al tavolo, noi dodici di maggioranza e decidendo nella massima lealtà e trasparenza, tra galantuomini, il da farsi. Ma al Ciarleglio non è passato manco per la testa di adottare questa pratica. Essa comportava assunzioni di responsabilità certe e nei confronti di tutti. Più comodo, molto più comodo, perseverare nell’ambiguità, nel rapporto ad personam, nel raccontare cose diverse a persone diverse, nel prendere iniziative senza dire niente a nessuno. Mai che tutti i consiglieri di maggioranza sapessero la stessa cosa riguardo ad un problema. Più le cose sono mischiate, meno sono intellegibili. Secondo la ben nota norma che chi più sa frega chi meno sa.
Un esempio per tutti (e per ora): gli indirizzi programmatici sono finiti nel porto delle nebbie per una sola piccola osservazione che feci all’atto della loro presentazione(ben sei mesi dopo il termine fissato dalla legge). Nei cinque anni dell’amministrazione Falato, fummo costretti a sorbirci i quotidiani improperi del precedente sindaco che pretendeva di aver già fatto tutto, e da solo, e che, perciò, noialtri non facevamo che sfruttare il suo lavoro. Mi pareva opportuno che con una iniziativa trasparente e, per una volta, di verità, si attribuisse alle precedenti amministrazioni ciò che era loro e si indicasse, per ogni problema, ciò che intendesse porre in essere l’amministrazione attuale. Una cosa facile facile. Ma non per la visione contorta di Nicola Ciarleglio che non ha smesso per un solo istante di avere comportamenti levantini presupponendo, senza peraltro prove, di essere il migliore di tutti e che, perciò, il suo operato è al disopra di qualsivoglia verifica. E questo lo sa Ludovico Prete, lo sa Antonio Iuliani, lo sa Michele Foschini, lo sa Antonio Di Santo. Lo sanno tutti e tutti quelli che fanno finta di stracciarsi le vesti. Come sanno che non ho firmato la delega dopo il faticoso rientro del vice Sindaco dimissionario Raffaele Di Lonardo, al quale, truffaldinamente, era stato fatto credere che mancava solo la sua accettazione, perché la crisi, il Sindaco, intendeva risolverla sempre allo stesso modo. Facendo firmare uno alla volta e dicendo a ciascuno che tutti gli altri lo avevano già fatto. Io, invece, avevo chiesto espressamente la riunione di tutti perché tutti dicessero in che modo volessero operare e, quindi, non si dicano mezze verità, non solo per i lavori pubblici.
In novecento giorni di amministrazione avrò chiesto invano almeno quattrocentocinquanta volte la riunione di tutto il gruppo di maggioranza. Ma Nicola Ciarleglio non è tipo da prendere impegni a viso aperto perché sa a priori di non volerli onorare. In questo senso per me è strutturalmente bugiardo e questo non ha niente a che vedere con il rispetto, fuori discussione, della persona. E se molte volte ho richiamato l’impegno non rispettato con i DS, non è stato per rivendicazioni fuori luogo e tempo, ma come paradigma della inaffidabilità e della inattendibilità del sindaco.
E’ su questo che è crollato il rapporto di fiducia, ancor più quando, rimasti in otto, non c’è stata modificazione di uno iota di tale comportamento. Gli interessava solo, di volta in volta, superare lo scoglio del Consiglio, anche mendicando una presenza presso i consiglieri di opposizione, e non mi riferisco a Guardia Libera: meglio tirare a campare che tirare le cuoia (Andreotti docet).
Ed è inverosimile che il partito, il PD, che nelle persone del coordinatore provinciale e del presidente e del coordinatore locale e del gruppo consiliare è stato più volte reso edotto di questa situazione, si sia costituito suo malgrado (si vedeva lontano un miglio come alcuni volessero essere lontani da Guardia le mille miglia, il 17 gennaio) in ridicolo gruppo di pressione per dare la solidarietà ad uno che ha sbriciolato una maggioranza di dodici persone perdendone alla sua causa ben sette. Si voleva spaventare qualcuno? Ma che partito è mai questo? Tutto da rifare.
E non si venga a cianciare di opportunità politica, perché la faccia ce la mettiamo noi, e ce la siamo insozzata a sufficienza.
Da ultimo, e sempre per ora, dico questo a Ludovico Prete: fai il tuo lavoro ma non dire mezze bugie. Io ti ho pregato di mantenerti nel ruolo istituzionale e non andare oltre il 14 gennaio con la convocazione del Consiglio perché sarebbero arrivate le dimissioni. Te l’ho chiesto come ad un figlio, permettendomi tanta libertà in quanto compagno di scuola di tuo padre. Te l’ho ribadito in presenza di Antonio Di Santo e della sua fidanzata e di Falato Vincenzo davanti alle poste. Mi sarei aspettato che invece di mostrare tanto inutile sdegno inserissi tale richiesta, per amore di verità, nella tua relazione. Hai fatto male a non farlo. E non tirare in ballo i Riti. Tanto sai bene quanto me che si celebreranno, come sempre è stato. E sai bene quanto me che, per intervento dell’assessore provinciale, il progetto per gli eventi estivi è stato presentato alla Regione. Non mancheranno i finanziamenti. Solo che a gestirli, e forse qui è il punto dolente, sarà la prossima, legittima, amministrazione.
Per ora.
Raffaele Garofano