sabato 30 gennaio 2010

La Terza Via

caravaggio

Ricomincia il teatrino... Sono di nuovo in moto le due star della politica Guardiense e tra poche settimane ci ritroveremo, come prassi da oltre vent'anni, a dover scegliere se stare con l'uno e contro l'altro oppure con l'altro e contro l'uno.

Questo modo di far politica a Guardia va bene soprattutto ai due contendenti reali perché, così facendo, hanno già vinto tutti e due, non importa il risultato dell'urna.

Vi chiederete: ma come è possibile? È semplice e succede già da troppi anni. Per chi le vince le elezioni si spiega da solo, ma per chi le perde rimangono sempre un bel pò di voti che, in ambito extra comunale, servono ad aprire tante porte. Ma allora queste benedette elezioni chi le perde? NOI, la gente comune, tutti quelli che si lasciano intrappolare in questa logica.

Da troppo tempo le elezioni le ha perse sempre questa comunità, che vede la sua economia al minimo storico ed un tessuto sociale ormai logorato. Si può uscire dal circolo vizioso, cambiare rotta e non giocare una partita già persa?

Sì! È possibile cambiare, smettendola di essere pro o contro e incominciando a ragionare per:

  • per una comunità che si ritrova e che insieme riscopre la dignità e l'orgoglio di essere GUARDIESE
  • per una comunità che vuol esserci nel momento delle decisioni che delineeranno il proprio futuro
  • per un riscatto economico di queste nostre zone  invidiate da tutti per il grande potenziale che potrebbero esprimere, ma che rimane al palo da anni.

Non facciamoci intrappolare nei personalismi perché: Non importa da dove vieni, l’importante è dove vuoi andare.

Facciamo tutti un atto di coraggio non rinnegando niente del vissuto, ma dandoci una prospettiva diversa. Imbocchiamo la terza via in cui tutti si possano ritrovare. Lavoriamo insieme per un obbiettivo comune e chiaro, senza tanti preamboli, diciamoci con semplicità le cose da fare e lottiamo perché si realizzino. Rompiamo una volta per tutte questo dualismo dannoso per tutti!

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 part

venerdì 29 gennaio 2010

Bue, asinello e mangiatoia

 

presepe

A proposito di Rassegna di Presepi
Ho letto la lettera aperta alla cittadinanza Guardiese dell’ex sindaco Nicola Ciarleglio. Non entro nel merito delle questioni esposte, la politica m’interessa sempre meno, ma una cosa della lettera sinceramente mi ha molto infastidito. Nel tracciare il bilancio dell’attività amministrativa l’ex sindaco ascrive alla sua amministrazione il merito di aver ottenuto “la resurrezione, con fondi europei 2007/2013 e all’interno di un progetto sovracomunale di cui il comune di Guardia è stato capofila, della *Rassegna di Presepi”. Tutti ricordano che cosa è stato il centro storico negli anni della rassegna durante le festività natalizie. Il cuore antico del nostro centro storico per un decennio è stato il protagonista indiscusso della vita della nostra comunità. Guardia è stata, in quel periodo, una tappa del turismo regionale ed extraregionale. Certo è un merito aver riattivato una manifestazione che, come la manifestazione estiva Vinalia, è riuscita a portare a Guardia Sanframondi migliaia e migliaia di visitatori. Fin qui nulla da eccepire, chi legge la lettera certamente apprezzerà la “resurrezione”, solo che di tutto si tratta tranne che di resurrezione. Anzi al contrario penso che la rassegna di Presepi con quest’edizione sia definitivamente morta e sepolta. Mi spiego meglio. Questa edizione ha goduto di un ingente finanziamento regionale, presupposto per realizzare una manifestazione d’altissimo livello, capace di porre le basi per le successive edizioni. Se agli sforzi notevoli di volontariato delle associazioni che organizzano gli eventi si associano disponibilità economiche, se ne avvantaggia certamente la qualità degli stessi. Nel caso della rassegna di presepi una maggiore disponibilità economica si traduce immediatamente nella possibilità di una maggiore qualità delle rappresentazioni presepiali. Chi si è cimentato nella realizzazione di un presepe sa bene che oltre alle capacità e alle idee c’è bisogno senz’altro di risorse economiche in quanto i materiali da utilizzare spesso sono molto costosi. Le risorse messe a disposizione di chi ha realizzato le rappresentazioni presepiali sono state esigue a scapito della qualità delle stesse. Il percorso della Rassegna di Presepi, almeno a quanto si è visto, non è stato interessato da alcun intervento scenico che ne valorizzasse i luoghi più suggestivi. La rassegna è stata priva di quelle manifestazioni collaterali (mostre, spettacoli, momenti d’animazione, ecc.) in grado di attrarre e dare un tocco in più alla manifestazione. La pubblicità dell’evento è stata affidata ad un generico manifesto pubblicitario affisso nei soli comuni della nostra zona (assenza di pubblicità su giornali e TV). Di contro ho notato che la manifestazione si è fregiata di Direttori Generali, Direttori Artistici, Uffici Stampa, Addetti Stampa, e chi più ne ha più ne metta. Il risultato finale è stato un prodotto, nonostante gli sforzi encomiabili di chi si è cimentato nella realizzazione dei presepi, abbastanza mediocre. Dulcis in fundo la totale assenza di visitatori. Il centro storico è rimasto quasi sempre deserto popolato per lo più dai soli allestitori presepiali nella penosa attesa di qualche amico o familiare. Si è passati da una manifestazione che attraeva migliaia di visitatori ad una che ne ha attratto poche centinaia. Nonostante le risorse economiche disponibili non si è stati capaci di allestire un evento degno di questo nome. Altro che resurrezione, siamo al totale fallimento.
Un allestitore presepiale

mercoledì 27 gennaio 2010

Partiti diversi

di Angelo Mancini

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La vicenda del dimissionario sindaco di Bologna, Delbono,  ci fa riflettere sul diverso modo di comportarsi  del sindaco bolognese  e del Partito Democratico locale e nazionale rispetto al sindaco di Guardia Sanframondi e al coordinamento del locale  Pd.
L’ormai ex sindaco di Bologna ha ricevuto un avviso di garanzia per peculato e abusi in atti di ufficio per le vicende collegate alla sua ex segretaria e amante che lo accusa di averle pagato viaggi e dato del denaro di provenienza regionale e comunale. Lasciamo la vicenda giudiziaria alle aule e alle persone competenti in materia  e occupiamoci dei risvolti politici. Il sindaco si è dimesso con la motivazione che il bene della città è di gran lunga superiore al bene individuale. Qualcuno afferma che il passo indietro sia stato richiesto da Romano Prodi, amico e sponsor elettorale, con una telefonata molto sofferta, e dai vertici del partito nazionale, regionale e cittadino;  altri optano per  una risoluzione autonoma del sindaco motivata dal senso di responsabilità istituzionale che dovrebbe sempre contraddistinguere un amministratore pubblico. In entrambi i casi possiamo notare una lettura della vicenda, e comportamenti conseguenti,  diametralmente opposti alla lettura e ai comportamenti del nostro sindaco e del PD guardiese.  A Bologna il sindaco, in modo autonomo o su pressioni del partito, ha dovuto prendere atto che la situazione non era più sostenibile e che le dimissioni erano un atto dovuto per fare chiarezza politica  e per dare una prospettiva  di governo alla città. E così è stato, come nel Lazio dopo il caso Marrazzo.
A Guardia non c’è stata  nessuna inchiesta giudiziaria, ma un grave vulnus democratico e cioè il venir meno di una maggioranza stabile. C’era solo la disponibilità dei due consiglieri di Guardia Libera di non far mancare il numero legale in consiglio comunale, ma questa soluzione esponeva  l’ex maggioranza agli “umori politici” di una parte della minoranza e rendeva  precario, a vista e a termine ( gennaio 2011) il prosieguo della  vita amministrativa cittadina.  Di fronte a questo scenario ci saremmo aspettati che l’ex sindaco Ciarleglio mostrasse lo stesso senso di responsabilità istituzionale del sindaco di Bologna; abbiamo assistito, invece, ad una ostinata e prolungata  manifestazione di “attaccamento” alla poltrona democraticamente inopportuna e indifendibile.  Ci saremmo aspettati, poi, che il PD locale si comportasse come il PD emiliano e nazionale, che invitasse il sindaco a formalizzare le dovute dimissioni  vista l’impossibilità di formare una nuova e stabile maggioranza.  Il coordinamento del PD guardiese ha , invece,  sospeso a tempo indeterminato i consiglieri comunali del partito che, per senso di responsabilità e di dovere democratico nei confronti dei loro concittadini, dimettendosi ,  hanno posto fine all’anomalia democratica che si era creata. Il partito che, in situazioni più delicate e importanti, non ha esitato a “pretendere” le dimissioni dei suoi eletti , è  lo stesso partito che, a dispetto della democrazia, vuole a tutti i costi conservare il potere?  Siamo ragionevolmente convinti di no!
Se, allora,  il comportamento del Partito Democratico nazionale è stato istituzionalmente corretto e rispettoso dei principi della democrazia, come valutare, allora, il comportamento del coordinamento locale del PD?
E’ strano: quando le ragioni sono fragili si irrigidiscono le posizioni!

domenica 24 gennaio 2010

Azione promozionale Vini Campani

Fiera Internazionale del Turismo: Freizet. Reisen. Erholen, Monaco di Baviera
18-22 febbraio 2010- avviso pubblico “Azione promozionale Vini Campani”
L’Ente Provinciale per il Turismo di Salerno è stato incaricato dall’Assessorato Regionale al Turismo di curare la partecipazione della Regione Campania alla manifestazione fieristica *Freizeit.Reisen.Erholen* in programma a *Monaco di Baviera dal 18 al 22 febbraio 2010*.
Nell’ambito delle attività istituzionali che saranno realizzate durante lo svolgimento della fiera, è intenzione di questo Ente programmare una forte azione promozionale nella Città Monaco di Baviera avvalendosi dei vini campani, prodotti con vitigni autoctoni da aziende con sede sul territorio regionale, per far conoscere ed esaltare le tradizioni enogastronomiche della Campania nel Land della Baviera.
L’iniziativa si svolgerà presso rinomati ristoranti di Monaco di Baviera, indicati dalla Delegazione Enit che, in concomitanza con le date di svolgimento della fiera, proporranno alla propria clientela i vini delle aziende regionali accompagnati da una brochure che illustra il territorio di produzione.
Possono partecipare all’iniziativa:
a) i viticoltori vinificatori in proprio della Campania;
b) le aziende vinicole iscritte alle enoteche regionali e provinciali che hanno sede in Campania.
Le aziende interessate dovranno far pervenire a mezzo fax (089/251844) all’EPT di Salerno la propria richiesta di partecipazione entro e non oltre *le ore 12.00 del 28 gennaio 2010*. Il modulo della domanda è disponibile sul portale dell’Ente: www.turismoinsalerno.it <http://www.turismoinsalerno.it/>
Si invitano gli Enti e le Associazioni regionali e provinciali di categoria in indirizzo a voler assicurare ampia diffusione informativa alle aziende di settore del territorio di propria competenza.

sabato 23 gennaio 2010

DEMOCRAZIA SOSPESA


labirinto con cipressi

Ciao Coraggiosi!
Finalmente abbiamo scoperto perché al convegno del PD del 17 gennaio 2010 ai consiglieri comunali dimissionari non è stato concesso di fare degli interventi: erano già stati sospesi a tempo indeterminato dal partito in data 15 gennaio 2010. Non c’era, lo dobbiamo ammettere, nessun processo in corso: era stato già celebrato in altre stanze e la sentenza già emessa in base a un imprecisato articolo dello statuto del PD. Come mai in quella sede e con rappresentanti istituzionali e di partito così autorevoli non se ne è fatta alcuna menzione?
Povero partito democratico, brillante e preziosa moneta d’oro trasformata in inutile “patacca”difficilmente smerciabile anche nelle repubbliche delle banane, idea alta e nobile di giustizia e di progresso sociale finita in mani maldestre e partigiane che ne hanno precluso ogni slancio ideale e ogni potenzialità di cambiamento! Un partito nato per includere, fondere idealità diverse in una sintesi feconda di nuove potenzialità etiche e sociali, si ritrova ad essere il partito dell’esclusione, dell’ostracismo, delle espulsioni alla stregua dei vecchi partiti dittatoriali solo perché alcuni suoi esponenti hanno esercitato il loro sacrosanto diritto di libertà di pensiero.
Forse ricordo male, oppure i tempi sono cambiati, ma il consigliere comunale risponde per primo alla propria coscienza, poi al popolo che lo ha eletto . Verso l’organizzazione partitica ha solo un dovere di lealtà, che è propria dell’essere uomo, e non una cieca ed acritica fedeltà, qualità che appartiene al cane. I tre consiglieri comunali del PD non sono venuti meno né verso la loro coscienza, né verso i cittadini elettori, né sono venuti meno al dovere di lealtà verso il loro partito. Nelle diverse riunioni tenute con gli organi di partito, cittadino e provinciale, hanno sempre con chiarezza e onestà palesato, in una totale e assordante afonia, le proprie critiche e riserve verso l’operato del sindaco e la mancanza di una maggioranza numericamente certa e coesa sui programmi, presupposto fondamentale per governare democraticamente. Le dimissioni erano un atto dovuto se si voleva continuare a vivere in uno stato di diritto e democratico: sospenderli ha significato , allora, sospendere la democrazia e le libertà ad essa connesse. La responsabilità della fine anticipata di questa consiliatura non è di chi si è dimesso, ma di chi, sordo a ogni richiamo al senso di collegialità e di condivisione degli obiettivi, ha inteso scientemente e ostinatamente perseverare nella propria solitaria gestione del potere confidando nel potere persuasivo di soggetti terzi , nel senso di responsabilità dei consiglieri di maggioranza e nell’ipervalutazione del suo ruolo e delle prerogative annesse. E’ questo modo di intendere l’amministrazione della cosa pubblica che va espulso dal partito e non chi lo combatte . Ma anche quando le bocche vengono chiuse la domanda resta aperta: come mai un sindaco che ha scontentato la sua intera maggioranza, in modo manifesto o nascosto, non è fatto oggetto di nessuna critica al suo operato?
Solo chi ha i paraocchi non vede questo, ma si ricordi, però, che del corredo fanno parte anche il basto e la sferza del padrone.
Angelo Mancini

mercoledì 20 gennaio 2010

All’ECCELENTISSIMO SIGNORE DELLE GUARDIE e delle soldataglie

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Dopo 500 anni nell’antico Borgo della Guardia dei Fremondo, al cospetto dei Signori di Benevento, serviti dal Sacrestano di Corte fratello luigi, ed al Cospetto dell’Eccellentissimo, patrone dei guardiani e Signore dei Tormenti, si è proceduto al processo verbale contro i maligni umori di tre uomini del Borgo medesimo.

Tali uomini si sono macchiati di gravissime infamie:hanno definito la Santa congregazione, gover nata dall’Eccelentissino, come una chiesa minore è   corrotta anche in chi la sostiene.
Per questi malandati uomini non c’è altro tempo che la punizione e lo sterminio.

Tutto il giudizio si è consumato nel giorno del Signore decimo settimo come pubblica il SERMO GENERALIS.
Tuo fedele  Amico e Collega
BERNARDO GUI

*«* Cum ecclesia ultra non habeat quod faciat pro suis demeritis contra ipsum, idcirco, eundum reliquimus brachio et judicio saeculari *»*

martedì 19 gennaio 2010

Relazioni pericolose


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È polemica tra l’Associazione de ‘icoraggiosi’ e gli organizzatori della manifestazione del PD tenutasi domenica 17 gennaio sul Castello a Guardia Sanframondi. In quella sede, e alla presenza della delegazione parlamentare sannita del PD, del coordinatore e del presidente provinciale PD, un relatore-lettore ha tirato in ballo l'associazione guardiese facendo balenare l’idea che quest’ultima abbia influito negativamente, con le proprie iniziative, sulla tenuta dell’ amministrazione Ciarleglio caduta da pochi giorni.

Non si è fatta aspettare la puntualizzazione di Mario Plenzick, presidente dell’Associazione, che assumendosi tutta la responsabilità per quanto ‘icoraggiosi’ hanno prodotto in questi mesi, ha voluto elencare le iniziative che, secondo il PD guardiese, avrebbero ‘minato’ l’operato dell’amministrazione:

  • in data 6 marzo 2008, la denuncia per le modalità di esecuzione dei lavori stradali che erano in cantiere. Vedi allegati Documentazione fotografica - Strade rurali 2 - Strade rurali - Strade rurali 4;
  • in data 20 marzo 2008 la raccolta firme per la petizione S.S. Nazionale Sannitica di messa in sicurezza del tratto in prossimità dell’ex frantoio sociale. Vedi allegati Testo della petizione - Ricevute invio petizione
  • in data 18 aprile 2008 proposta per l’attuazione del Bilancio partecipato vedi allegato a Proposta pubblica
  • in data 18 giugno 2008 la pubblicazione della proposta Progetto per la gestione del verde, con allegati Carta del verde - Regolamento del verde
  • in data 16 luglio 2008 presentazione della proposta progettuale13 Tappe tra il polo religioso ed il polo civile vedi allegato Restituzione prospettica
  • in data 7 settembre 2008 Proposta per la riorganizzazione degli spazi e dei servizi vedi AllegatiPresentazione - Riorganizzazione dei servizi - Planimetrie
  • in data 20 settembre 2008 Petizione contro la chiusura del P.O di Cerreto Sannita vedi allegati Petizione  - Comunicato -  Proposta dei Sindaci della Valle telesina
  • in data 31 ottobre 2008 organizzazione del Workshop Territoriale Innovazioni e tecnologie utili e sostenibili per un nuovo progetto di sviluppo agricolo, alimentare e paesaggistico del territorio; vedi allegati Relazione (Nardone) Relazione (Matassino)
  • in data 2 aprile 2009 presentazione della Proposta per la realizzazione della terrazza sulla Valle telesina vedi Allegato Presentazione
  • in data 23 aprile 2009 '100 metriquadrati 'Iniziatiava per il recupero del verde e delle attrezzature della Villa Comunale Cronaca dell'intervento vedi allegati Documentazione fotografica - Richiesta
  • in data 5 maggio 2009 presentazione della proposta Carta del Paesaggio del vino vediallegato Descrittivo
  • in data 25 luglio 2009 Richiesta di Inserimento nell'elenco del Patrimonio Culturale Immateriale dell'UNESCO dei Riti settennali di Guardia Sanframondi vedi allegatiPrima richiesta Amministrazioni Locali - Proposta Pubblica
  • in data 31 dicembre 2009 attivazione di un tavolo progettuale sul possibile futuro del nostro paese Cosa Vogliamo vedi allegato Proposta pubblica

     

Ecco - conclude Mario Plenzick - Queste sono solo una parte delle ‘critiche costruttive’, delle iniziative e delle proposte che in questi venti mesi hanno animato l’Associazione de ‘icoraggiosi’.

La maggior parte di queste iniziative non hanno avuto nessun sostegno dalla passata amministrazione, per cui non vedo come abbiano potuto intralciare il lavoro dell’amministrazione comunale. Ogni accusa polemica è rinviata al mittente, i fatti … parlano da soli.

lunedì 18 gennaio 2010

Quelle mezze bugie…

 

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Sull’ignobile e imbarazzatissima sottospecie di tribunale che si è voluta costituire la mattina del 17 gennaio 2010 presso la sala del castello ad opera del sedicente PD locale, altri si pronunceranno. A me preme dire qualcosa a proposito della puntigliosa, acre, semibugiarda e tendenziosa relazione letta da Ludovico Prete al quale va il merito di aver dato voce e testa a quelli che non parlano mai, a quelli che hanno costituito minoranza silenziosa in ogni circostanza e che mai una volta hanno dato segno di cosa circolasse nella loro testa, a parte qualche generico “non è così” e ragione incondizionata al sindaco anche a fronte delle più marchiane evidenze.
Una cosa, tuttavia, è da sottolineare: si è usciti alla fine, ed era ora, da quella piccola ambiguità ricoperta dalla foglia di fico del ruolo istituzionale. E si è ritornati a funzioni proprie, che rimandano alla mente i placcaggi operati nei confronti di Carlo Falato, ai tempi della fine della sua amministrazione. Nulla di nuovo sotto il sole.
Una piccola sorpresa mi ha prodotto la constatazione della iscrizione di getto al circolo dei mezzi bugiardi: le bugie sono facili da smontare; più complicato è smontare una mezza bugia che ha, in sé, un qualche aggancio con la verità. Vedi, amico mio, le cose si devono dire, ma per intero e non solo per la parte che più ci fa comodo. Ma di questo parleremo tra breve.
Nella puntigliosa relazione letta a tanta assemblea, c’è tutto un susseguirsi di rivendicazioni, ricostruzioni minuziose di fatti, evocazioni di chissà quali calamità, messaggi subliminali che fanno leva sul sentire profondo delle persone, che convergono verso la tesi salvifica del complotto che sarebbe stato ordito al di là di ogni ragione amministrativa.
Io ci andrei molto cauto.
L’amministrazione Ciarleglio nasce da una ambiguità di fondo. Non lo voleva nessuno. Ma nel vuoto che si è generato nell’insensata e pervicace volontà di abbattere l’amministrazione Falato (su cui una volta tireremo tutte le somme) si è avuto questo stranissimo inserimento. Ci siamo trovati di fronte ad una persona che a sua volta (insensatamente e da me detto in tempi non sospetti) era stata giubilata e che come reazione non aveva saputo rispondere in altro modo che facendo votare la lista avversaria, quella, per intenderci capeggiata dal dott. Amedeo Ceniccola, determinandone, di fatto, la vittoria. E, per piacere, nessuno faccia finta di non sapere queste cose.
Tale è il personaggio che ci siamo trovati di fronte. E quando si è trattato di chiudere l’accordo per le candidature non si è fatto scrupolo alcuno di sottoscrivere patti con chiunque, anche in forte contraddizione, se non in contrapposizione, tra loro. Uno di questi è quello che ha sottoscritto con i DS, condizione minima per la partecipazione alla coalizione. Bastava dire di no e i Ds non avrebbero partecipato e tutti sarebbero vissuti felici e contenti. E invece no. E qui emerge la vera ragione del fallimento politico di questa compagine. E non mi stancherò mai di dire per tutta ed esclusiva responsabilità del sindaco.
Nicola Ciarleglio, tirato su a pane e politica, è convinto di essere il detentore di ogni potere e che per questa sua prerogativa sia lecito fare a meno di ogni collegialità. L’amministrazione ha cominciato ad avere problemi da subito proprio perché ciò che aveva fatto la mano destra era ignoto alla sinistra. Da subito, perciò, c’è stata la mia richiesta di lasciar perdere tutte le premesse che avevano portato a quel genere di coalizione e di ricominciare tutto daccapo. Sedendoci al tavolo, noi dodici di maggioranza e decidendo nella massima lealtà e trasparenza, tra galantuomini, il da farsi. Ma al Ciarleglio non è passato manco per la testa di adottare questa pratica. Essa comportava assunzioni di responsabilità certe e nei confronti di tutti. Più comodo, molto più comodo, perseverare nell’ambiguità, nel rapporto ad personam, nel raccontare cose diverse a persone diverse, nel prendere iniziative senza dire niente a nessuno. Mai che tutti i consiglieri di maggioranza sapessero la stessa cosa riguardo ad un problema. Più le cose sono mischiate, meno sono intellegibili. Secondo la ben nota norma che chi più sa frega chi meno sa.
Un esempio per tutti (e per ora): gli indirizzi programmatici sono finiti nel porto delle nebbie per una sola piccola osservazione che feci all’atto della loro presentazione(ben sei mesi dopo il termine fissato dalla legge). Nei cinque anni dell’amministrazione Falato, fummo costretti a sorbirci i quotidiani improperi del precedente sindaco che pretendeva di aver già fatto tutto, e da solo, e che, perciò, noialtri non facevamo che sfruttare il suo lavoro. Mi pareva opportuno che con una iniziativa trasparente e, per una volta, di verità, si attribuisse alle precedenti amministrazioni ciò che era loro e si indicasse, per ogni problema, ciò che intendesse porre in essere l’amministrazione attuale. Una cosa facile facile. Ma non per la visione contorta di Nicola Ciarleglio che non ha smesso per un solo istante di avere comportamenti levantini presupponendo, senza peraltro prove, di essere il migliore di tutti e che, perciò, il suo operato è al disopra di qualsivoglia verifica. E questo lo sa Ludovico Prete, lo sa Antonio Iuliani, lo sa Michele Foschini, lo sa Antonio Di Santo. Lo sanno tutti e tutti quelli che fanno finta di stracciarsi le vesti. Come sanno che non ho firmato la delega dopo il faticoso rientro del vice Sindaco dimissionario Raffaele Di Lonardo, al quale, truffaldinamente, era stato fatto credere che mancava solo la sua accettazione, perché la crisi, il Sindaco, intendeva risolverla sempre allo stesso modo. Facendo firmare uno alla volta e dicendo a ciascuno che tutti gli altri lo avevano già fatto. Io, invece, avevo chiesto espressamente la riunione di tutti perché tutti dicessero in che modo volessero operare e, quindi, non si dicano mezze verità, non solo per i lavori pubblici.
In novecento giorni di amministrazione avrò chiesto invano almeno quattrocentocinquanta volte la riunione di tutto il gruppo di maggioranza. Ma Nicola Ciarleglio non è tipo da prendere impegni a viso aperto perché sa a priori di non volerli onorare. In questo senso per me è strutturalmente bugiardo e questo non ha niente a che vedere con il rispetto, fuori discussione, della persona. E se molte volte ho richiamato l’impegno non rispettato con i DS, non è stato per rivendicazioni fuori luogo e tempo, ma come paradigma della inaffidabilità e della inattendibilità del sindaco.
E’ su questo che è crollato il rapporto di fiducia, ancor più quando, rimasti in otto, non c’è stata modificazione di uno iota di tale comportamento. Gli interessava solo, di volta in volta, superare lo scoglio del Consiglio, anche mendicando una presenza presso i consiglieri di opposizione, e non mi riferisco a Guardia Libera: meglio tirare a campare che tirare le cuoia (Andreotti docet).
Ed è inverosimile che il partito, il PD, che nelle persone del coordinatore provinciale e del presidente e del coordinatore locale e del gruppo consiliare è stato più volte reso edotto di questa situazione, si sia costituito suo malgrado (si vedeva lontano un miglio come alcuni volessero essere lontani da Guardia le mille miglia, il 17 gennaio) in ridicolo gruppo di pressione per dare la solidarietà ad uno che ha sbriciolato una maggioranza di dodici persone perdendone alla sua causa ben sette. Si voleva spaventare qualcuno? Ma che partito è mai questo? Tutto da rifare.
E non si venga a cianciare di opportunità politica, perché la faccia ce la mettiamo noi, e ce la siamo insozzata a sufficienza.
Da ultimo, e sempre per ora, dico questo a Ludovico Prete: fai il tuo lavoro ma non dire mezze bugie. Io ti ho pregato di mantenerti nel ruolo istituzionale e non andare oltre il 14 gennaio con la convocazione del Consiglio perché sarebbero arrivate le dimissioni. Te l’ho chiesto come ad un figlio, permettendomi tanta libertà in quanto compagno di scuola di tuo padre. Te l’ho ribadito in presenza di Antonio Di Santo e della sua fidanzata e di Falato Vincenzo davanti alle poste. Mi sarei aspettato che invece di mostrare tanto inutile sdegno inserissi tale richiesta, per amore di verità, nella tua relazione. Hai fatto male a non farlo. E non tirare in ballo i Riti. Tanto sai bene quanto me che si celebreranno, come sempre è stato. E sai bene quanto me che, per intervento dell’assessore provinciale, il progetto per gli eventi estivi è stato presentato alla Regione. Non mancheranno i finanziamenti. Solo che a gestirli, e forse qui è il punto dolente, sarà la prossima, legittima, amministrazione.
Per ora.
Raffaele Garofano

domenica 17 gennaio 2010

Il castello di sabbia

di Angelo Mancini

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L'assemblea del Partito Democratico di Guardia Sanframondi, che si è tenuta il 17 gennaio 2010 alla presenza della delegazione parlamentare sannita del PD e del coordinatore  e del presidente provinciale del partito, è stata la rivelazione e l'affermazione di quanto durante la riunione si è voluto decisamente escludere: l'uso personale e di parte dello strumento partitico nella gestione dell'amministrazione della cosa pubblica. Non si capisce, altrimenti, la modalità con cui è stato condotto il pubblico dibattimento, incentrato esclusivamente sulle ragioni politiche, con osservazioni e rilievi sulle persone,  dell' ex sindaco Ciarleglio e della compagine amministrativa di partito che non ha ritenuto di firmare la mozione di sfiducia del sindaco. Alla parte restante dei consiglieri comunali, firmatari della mozione di sfiducia, non è stata data alcuna opportunità di ribattere alle accuse politiche mosse nei loro confronti con la motivazione che, avendo vanificato il dibattito consiliare con le dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali, non avevano diritto di parola e di replica ai rilievi a loro addebitati. Siamo il Partito Democratico, un partito giovane, ma che affonda le sue radici nei grandi partiti popolari e democratici dell'occidente: si ricordi questo il nostro coordinatore , si ricordi di essere il coordinatore del Partito Democratico e non solo della parte che lo ha espresso!

Duole ricordare questo, soprattutto perché questa manifestazione di antidemocraticità é stata perpetrata sotto gli occhi imbarazzati dei parlamentari del partito e della dirigenza provinciale. Un imbarazzo palpabile, anche se espresso con diplomatici rabbuffi, che sono dei rimproveri espressi con garbo e gentilezza, ma che sempre  rimproveri rimangono. Un partito che si dichiara democratico non può in alcun modo consentire che al suo interno vengano sospese, seppur per una volta, le libertà e le garanzie democratiche dei suoi iscritti, ne va della sua ragion d'essere, della sua legittimità a porsi come amministratore del bene pubblico. La democrazia, la libertà di pensiero, di parola, di opinione, di credo , oltre a essere diritti costituzionali, sono condizioni fondamentali ed irrinunciabili per qualsiasi formazione partitica che ha l'obbligo costituzionale, civile e morale di garantirli a tutti i cittadini.

Al di là dei torti e delle ragioni politiche delle parti, per il partito è stato scritto una brutta pagina della sua breve storia.  Oltretutto, se questa riunione doveva servire a rasserenare il clima, a ricomporre spaccature tra le sue anime, ha del tutto mancato l'obiettivo, anzi è servita ad incrinare maggiormente i rapporti, ad apportare ulteriori elementi di diffidenza reciproca.

Se poi si è già in campagna elettorale, con la demonizzazione e la svalorizzazione dell'avversario, allora il richiamo all'unità e all'identità partitica  risulta inutile e strumentale.

A nessuno si può chiedere di fare un passo quando non si conosce la direzione!

I craxiani sono peggio di Bettino

Tra le fumisterie politichesi che precedono il decennale della morte di Bettino Craxi, nessuno è ancora riuscito a dare una risposta sensata a una semplice domanda: perché bisognerebbe riabilitarlo? Secondo Piero Fassino, «al di là delle responsabilità penali, la dimensione giudiziaria ha sovrastato fa riflessione politica». Come se non fosse un fatto politico gravissimo che un presidente del Consiglio infranga le leggi che lui stesso pretende dì Imporre agli altri. Fassino definisce Craxi «un capro espiatorio» perché «il problema del finanziamento illegale non riguardava solo il Psi, ma l'intero sistema politico». Se le parole hanno un senso, sta confessando di essere stato complice del «problema»: cioè di un reato. Filippo Penati definisce Craxi «un grande statista», ma statista deriva da Stato; quanti Stati esistono in Italia, se uno condanna un corrotto e un altro lo celebra come statista? Bobo, figlio d'arte, parla di «pacificazione», ma non spiega chi dovrebbe far la pace con chi: le guardie con i ladri? I ladri con i derubati? Il ministro degli Esteri Franco Frattini andrà addirittura in pellegrinaggio ad Hammamet: è lo stesso Frattini che protesta perché qualcuno, in America, critica la condanna di Amanda Knox a Perugia. Ma come può un governo invocare il rispetto della giustizia italiana se i suoi ministri sono i primi a delegittimarla? Letizia Moratti paragona le condanne di Craxi a quelle di Garibaldi e Giordano Bruno, come se questi intascassero tangenti miliardarie su conti svizzeri. Paolo Franchi, sul "Corriere della Sera", sostiene che Craxi non si assoggettò alla giustizia perché «erano tempi in cui non si facevano prigionieri». In realtà Craxi doveva finire in carcere per scontare due condanne definitive a 10 anni emesse da un regolare tribunale al termine di regolari processi. Per Carlo Tognoli, pure lui pregiudicato, è ora di «riscrivere la storia» perché «è falso che la classe politica fosse totalmente corrotta».

Ma che rubassero tutti lo disse proprio Craxi alla Camera: mentiva Craxi o mente Tognoli? Carlo Ripa di Meana definisce Craxi «un gigante tra i lillipuziani», mentre «Mani Pulite non portò alcuna redenzione»: ma le indagini giudiziarie servono a punire chi commette reati, non a impedire che altri ne commettano. Ripa paragona Craxi a Kohl. Forse gli sfugge che dieci anni fa il patriarca della Germania unita fu indagato per i fondi neri della Cdu, ammise di aver incassato 1 milione di euro in nero, si scusò in lacrime, lasciò la presidenza del partito, pagò 300 mila marchi per chiudere il suo processo, ipotecò la casa e raccolse 3 milioni di euro per risarcire la multa pagata a causa sua dalla Cdu. Due mesi fa la sua erede Angela Merkel l'ha escluso dalle celebrazioni per i 10 anni dalla caduta del muro di Berlino.

A proposito di giganti e di nani.

Di Marco Travaglio

sabato 16 gennaio 2010

EPILOGO OBBLIGATO


Il 29 dicembre 2009 i consiglieri comunali dimissionari: Angela Conte, Giovanni De Blasio, Raffaele Di Lonardo, Giuseppe Falato, Silvio Falato (1969), Silvio Falato (1979), Raffaele Garofano, Umberto Garofano, Vittorio Mancinelli, Lino Orso, hanno presentato al protocollo del Comune una MOZIONE DI SFIDUCIA AL SINDACO nella quale, tra l’altro, affermano che:
/L’operato del Sindaco Nicola Ciarleglio si è caratterizzato per gravi inadempienze sia di ordine programmatico che di buona gestione politico amministrativa, sottese da comportamenti di sostanziale scorrettezza istituzionale./
/La teorizzazione della “solitudine del potere” di cui è convinto assertore, alla luce delle azioni intraprese, torna più come alibi per assumere decisioni senza alcun confronto e conforto democratico che come sofferenza per il peso delle responsabilità, nella precisa direzione dell’assunzione delle decisioni senza doverle mediare all’interno degli organi a ciò primariamente preposti: giunta, gruppi di maggioranza, Consiglio. Ha dislocato, infatti, il centro decisionale all’esterno di tali organi e verso soggettualità prive di qualsivoglia rappresentatività democratica o popolare./
/L’Amministrazione di Guardia Sanframondi è l’unica amministrazione nella storia d’Italia a non avere approvato, istituzionalmente, in Consiglio Comunale, gli indirizzi programmatici di cui all’art. 46 punto 3 del Dlgs 18 agosto 2000, n. 267. La “navigazione a vista” conseguente è esclusiva responsabilità del Sindaco. La comunità è priva di obiettivi e sconta gravissimi ritardi anche rispetto alla programmazione regionale 2007-2013./
/……………/
/Il risvolto ultimo è la constatazione amara del totale scollamento tra i cittadini ed i loro rappresentanti che vengono percepiti, e per molti è davvero un torto, come continuatori di logiche di gestione amministrativa che si pensava di essersi definitivamente lasciate alle spalle./
/…………../
La mozione, parzialmente sopra riportata, si sarebbe dovuta discutere nel Consiglio Comunale convocato per il 18 gennaio 2010. Con rammarico, perché sarebbe stato utile che le osservazioni di tutti fossero consegnate negli atti del Consiglio, il giorno 12 gennaio 2010 sono state protocollate le dimissioni contestuali. Non si è potuto escludere che per fatti tecnici, come ad esempio le dimissioni temporanee del Sindaco, il termine per eventuali altre azioni slittasse al 21 gennaio, data troppo a ridosso del 24 gennaio, ultima per la emissione del decreto di scioglimento del Consiglio.
L’azione intrapresa, infatti, ha inteso rendere breve la gestione commissariale che, in caso di mancata emissione del decreto entro il 24 gennaio, si sarebbe protratta, con gravi conseguenze, per un intero anno. Si è voluta salvaguardare, inoltre, ogni possibilità di accesso alle fonti di finanziamento, aspettando la scadenza degli ultimi bandi della Regione del 31 dicembre 2009.
Guardia ha bisogno di un grande cambiamento. L’augurio è che questo evento venga colto nella sua intrinseca importanza e che serva finalmente a mettere da parte tutti i sistemi che per troppo tempo sono sopravvissuti, peraltro cospicuamente, di politica, a danno della comunità intera.
I Consiglieri Comunali dimissionari

venerdì 15 gennaio 2010

Fine anticipata della consiliatura

di Angelo Mancini

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Martedì 12 gennaio 2010 i 10 consiglieri comunali di Guardia Sanframondi, che avevano presentato la mozione di sfiducia verso  il sindaco Nicola Ciarleglio, si sono dimessi, ponendo fine a questa consiliatura e consegnandola alla storia della nostra cittadina, E' la terza volta in 40 anni che questo accade e come le altre due volte precedenti porterà, come conseguenza, discussioni, polemiche e reciproche accuse di responsabilità per quanto è accaduto.
Rispetto, però, alle precedenti interruzioni anticipate, questa volta le aspettative di una fine imminente della consiliatura era nell'aria, la si avvertiva da troppo tempo e per questo motivo non ha colto nessuno di sorpresa. Il fattore principale che ha provocato la crisi non è l'eterogeneità dell'appartenenza partitica dei consiglieri di maggioranza,  nè l'idea di formare una lista di persone per vincere le elezioni ( da che mondo è mondo le liste elettorali vengono composte allo scopo di vincere e non di perdere le elezioni), ma l'incapacità del sindaco di fare gruppo, sintesi delle proposte, lavoro di squadra condiviso, per raggiungere gli obiettivi programmatici. La coalizione di governo cittadino si è dissolta su queste cose e sulla consapevolezza che altro tempo non avrebbe risolto i nodi politici summenzionati, ma avrebbe solo aumentato lo stato di paralisi amministrativa.
La prima riflessione che si può mutuare da questa vicenda è che qualsiasi coalizione, lista, raggruppamento che si proporrà alla guida della nostra cittadina deve avere  come stella polare della propria azione il senso di responsabilità collegiale e che il sindaco è " primus inter pares", sottraendosi alla tentazione di trasformarsi in "monarca" con la motivazione " di essere stato eletto dal popolo". Il consiglio comunale deve essere il luogo di confronto e di decisioni e non un luogo di " ratifica" di quanto deciso altrove. Rivendicare e ripristinare i momenti dell'effettivo esercizio della democrazia è il secondo aspetto che emerge da questa triste esperienza: ai cittadini bisogna riconsegnare la convinzione che è il consiglio comunale l' organo sovrano della nostra comunità e che ogni decisione scaturisce da quel consesso in assoluta libertà e responsabilità.
All'esercizio del potere va legato l'assunzione di responsabilità: chi esercita il potere deve avvertire eticamente e politicamente il senso di responsabilità per le decisioni prese e per le opere che si realizzano. Laddove non c'è assunzione di questa responsabilità non ci può essere potere democratico. La "colpa" non può essere sempre di tutti, del mondo, degli eventi e, quindi, mai personale, di chi ha avuto responsabilità amministrativa. Interrompere questa consiliatura è stato, allora, il primo e fondamentale passo per invertire la rotta, per evitare una deriva pericolosa fatta di stagnazione e di incancrenimento dell'esistente. Ben più importanti saranno i passi successivi che bisognerà intraprendere per ridare slancio e vitalità a una situazione asfittica e di crisi entro cui la nostra comunità e precipitata.
Abbiamo bisogno di buona volontà: il tempo delle furbizie è passato e ci ha lasciato una triste eredità!
Ai cittadini, ora, la responsabilità per determinare il nostro futuro

martedì 12 gennaio 2010

Fine della 'solitudine del potere'

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Riconfermando tutto quanto scritto nella mozione di sfiducia al Sindaco di Guardia Sanframondi redatta in data 27 Dicembre 2009, nella tarda mattinata di oggi, martedì 12 gennaio 2010, i consiglieri comunali di Guardia Sanframondi: Angela Conte, Giovanni De Blasio, Raffaele Di Lonardo, Giuseppe Falato, Silvio Falato (1969), Silvio Falato (1979), Raffaele Garofano, Umberto Garofano, Vittorio Mancinelli, Lino Orso hanno depositato presso la segreteria comunale le proprie dimissioni dalla carica di Consiglieri Comunali.

Per i dimissionari l'operato del sindaco Nicola Ciarleglio si è caratterizzato per gravi inadempienze sia di ordine programmatico che di buona gestione amministrativa, sottese da comportamenti di sostanziale scorrettezza istituzionale.

Approfondimenti

sabato 9 gennaio 2010

100 metriquadrati: ’icoraggiosi’ riconsegnano la villetta

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Con la posa in opera della meridiana disegnata da Raffaele Garofano e realizzata da Alfredo Falluto con la sponsorizzazione di Pasquale Del Vecchio, è terminata la convenzione tra il Comune di Guardia e l’Associazione de ‘icoraggiosi’, che insieme all’ Arciguardia e alla Misericordia hanno dato vita all’iniziativa denominata ‘100 metri quadrati’.
La richiesta d’intervento era partita dall’Associazione ‘icoraggiosi’ il 23 Aprile 2009 con la nota protocollata presso il Comune di Guardia Sanframondi. Nel documento si richiedeva anche l’apporto fondamentale di altre Associazioni presenti a Guardia e dei cittadini, affinché si potesse dare concretezza operativa al recupero del verde e delle attrezzature della villetta comunale.
Il progetto è iniziato il 30 Maggio scorso. In questi mesi si è provveduto al ripristino del manto erboso e dell’impianto d’irrigazione, alla pitturazione delle parti in ferro, alla rimozione di rifiuti e immondizia, allo svuotamento e alla ripulitura della vasca circolare, alle puliture interne ed esterna della struttura a servizio della villetta, pulitura e ripristino dei servizi igienici, al ripristino dei giochi per i bambini, alla pitturazione delle panchine … e alla realizzazione di altre panchine in legno a servizio della struttura esterna.
Il presidente del ‘icoraggiosi’ Mario Plenzick rileva la riuscita dell’iniziativa e ringrazia i cittadini, gli artigiani, le altre Associazioni e il Comune di Guardia Sanframondi che con la loro disponibilità hanno reso possibile la realizzazione del progetto.

Risorse correlate

martedì 5 gennaio 2010

IL CACCIATORE DI ANGURIE (racconto sufi)

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Una volta, tanto tempo fa, un uomo, vagando lontano dal suo paese, andò a perdersi nel mondo noto come Terra degli Sciocchi. Vide presto un certo numero di persone che fuggivano terrorizzate da un campo dove avevano cercato di mietere frumento. “C’è un mostro nel campo”, gli dissero, ma egli guardò e vide che si trattava di un’anguria.

Si offrì di uccidere il ‘mostro’ per loro. Staccato il melone dal gambo né tagliò una fetta e cominciò a mangiarla. La gente fu ancora più terrorizzata da lui di quanto non lo fosse stata per l’anguria. Lo cacciarono via con forconi gridando: “ Ucciderà noi dopo, se non ce ne liberiamo”.

Accadde che in un altro giorno un altro uomo sperdendosi andò a finire nella Terra degli Sciocchi e le cose iniziarono nella stessa maniera. Quest’uomo, però, invece di offrire alla gente aiuto contro il ‘mostro’, fu d’accordo con loro nel giudicarlo pericoloso e allontanandosene in punta di piedi si guadagnò la loro fiducia. Trascorse con loro molto tempo nelle loro case finché non riuscì ad insegnare a quella gente, a poco a poco, i fatti fondamentali necessari a renderli capace non soltanto di non temere le angurie, ma persino di coltivarle.

La verità non rende automaticamente libere le persone e i fatti, anche se inequivocabili, non fanno cambiare i comportamenti e la visione delle cose. Atteggiamenti dogmatici, supponenti, altezzosi, moralisti, da chi:”L’avevo sempre detto!”, susciteranno solo l’attaccamento testardo e resistente a quelle consuetudini, a quelle “ sicurezze” che rendono “tranquilla” la nostra esistenza.

Oggi la nostra cittadina non ha bisogno né di gente che grida al ‘mostro’ né di presuntuosi, sdegnosamente delusi, pronti a spacciare la loro visione delle cose come l’unico e vero bene comune da perseguire. Oggi non abbiamo bisogno di primogeniture, di abiure, di gogne e di sofferti perdoni.

Oggi abbiamo bisogno dell’apporto e della buona volontà di tutti, riconoscendo che non ci sono ricette taumaturgiche e che un mago, per quanto abile, crea solamente illusioni.

Angelo Mancini

domenica 3 gennaio 2010

A CESARE E A DIO

Angelo Mancini

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DATE A CESARE QUEL CHE È DI CESARE E A DIO QUEL CHE È DI DIO! Questo precetto, evangelico, eterno e sempre valido, acquista per noi guardiesi,in questo 2010, una valenza particolare, ancora più forte e attuale. Quest’anno avremo a Guardia i riti penitenziali, in agosto, e, molto probabilmente, le elezioni comunali anticipate a marzo, qualora passasse la mozione di sfiducia che 10 consiglieri comunali hanno presentato nei confronti del sindaco Ciarleglio.
L’intervallo temporale breve, che separa i due avvenimenti, non deve in alcun modo indurre a sovrapporre, a collegare due realtà che si collocano su due piani distinti e separati, quello spirituale e quello sociale, come purtroppo qualcuno comincia strumentalmente già a fare.
La religione non ha alcun bisogno della politica per affermare il proprio magistero. La politica non deve in alcun modo intromettersi nell’ambito religioso per legittimare il proprio diritto di governare.
DARE A CESARE QUEL CHE È DI CESARE. Oggi Cesare è il popolo sovrano, che a
Guardia non ha più una amministrazione basata sul principio primo e inviolabile della maggioranza, per cui non si capiscono certe previsioni catastrofiche, di scontro tra i partiti e di danni sociali, che il ricorso anticipato alle urne potrebbe provocare.
Certo, la fine anticipata di una consiliatura è un trauma per l’intera comunità e non si presta a nessun trionfalismo, ma è anche l’affermazione del principio democratico: solo una maggioranza riconosciuta ha il diritto-dovere di governare. Non sono, quindi, le elezioni, anticipate o alla scadenza naturale, che alimentano rancori e danneggiano il tessuto produttivo della nostra comunità, ma il mancato rispetto dei principi democratici che, disattesi, alimentano il clima di sfiducia, di disaffezione dei cittadini e ci fanno piombare in uno stato di precarietà e di indeterminatezza socialmente nociva.
DATE A DIO QUEL CHE È DI DIO! I riti non devono rasserenare tanto gli animi, le menti, degli uomini, ma principalmente il cuore di ciascuno. Sono su un piano immensamente più alto, immensamente più profondo, distanti sideralmente da qualsiasi problematica “umana”: ognuno scoprendo il petto mette a nudo il proprio cuore davanti a Dio. E questo non può dare adito a nessuna commistione con null’ altro, solo la speranza che modificando noi stessi apportiamo cambiamenti positivi anche alle nostre relazioni interpersonali.
Tenere distinto, quindi, i due avvenimenti è un imperativo etico , altrimenti è sola bassa strumentalizzazione !