lunedì 19 ottobre 2009

Le protocollate dimissioni

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Ricevo una insolita quantità di telefonate per effetto delle mie protocollate dimissioni da assessore della giunta Ciarleglio. Mi trovo obbligato a dare ragione di questa azione ad ogni amico che mi contatta. Ritengo, a questo punto, doveroso, prima che si diffondano interpretazioni capziose ed interessate, consegnare qualche riflessione aperta.
In una riunione del gruppo consiliare del PD con l’assemblea del partito, è scaturita la decisione di avviare un ampio giro di consultazioni per capire se ci sono le condizioni perché si ricomponga una maggioranza consiliare che consenta di portare avanti la consiliatura, atteso che lo sforzo prodotto dallo stesso gruppo per cercare di garantire comunque una azione amministrativa, anche da posizione di minoranza e dopo mesi di stallo, sbatte violentemente contro la realtà. (Sono stato contrario, a suo tempo, ad una soluzione del genere perché ritengo che la prima analisi delle questioni sul tavolo spetti a coloro che poi dovranno convivere per risolverle. Non si è potuto o voluto fare allora, ma anche in quest’altra ipotesi, alla fine, sempre a quel punto bisognerà arrivare). Alcune cose si sono fatte, sia pure con grande affanno, ma alla prova del dibattito in consiglio comunale sono miseramente naufragate: è il caso del piano per la dismissione di beni comunali che non è stato possibile approvare e che ha visto tra l’altro, tra i pareri sfavorevoli, motivazioni davvero stupefacenti; è il caso, da ultimo, della salvaguardia degli equilibri di bilancio e del riconoscimento dei debiti fuori bilancio che hanno visto /l’uscita, per dichiarati motivi personali, del gruppo “Guardia Libera” e, successivamente, l’abbandono da parte dei gruppi “UDEUR” e “Popolo della Libertà” con conseguente mancanza del numero legale e scioglimento della seduta,/come già ho avuto modo di scrivere.


1) Il tentativo posto in essere poteva avere una probabilità di successo se si fossero verificate alcune condizioni fondamentali: da una parte la più grande solidarietà, lealtà e trasparenza nell’azione amministrativa e, dall’altra, coinvolgimento sulle progettualità dell’intero consiglio. Si ritiene, evidentemente, che almeno qualcuna di queste condizioni non si sia verificata. O, forse, non si potevano affatto verificare, neppure in una situazione complessa, perché, da che esiste la politica, non c’è forza che, per quanto generosa, lasci in vita una minoranza.


2) Tra gli altri motivi, però, quello che ritengo fondamentale è che è in atto, da alcuni anni, una guerra fratricida, sorda e senza quartiere che ha motivazioni profonde. Sarebbe ben curioso che le scelte strategiche di un partito, nella fattispecie l’UDEUR, fossero assunte sull’onda dell’emozione suscitata da un volantino. Non è credibile. E, allora, ci deve essere dell’altro. Le persone io le conosco e so dove sono nate politicamente: sono nate nella Democrazia Cristiana. Una di esse, anzi, è stata il segretario dell’ultima Democrazia Cristiana a Guardia. Hanno aderito, poi, al Partito Popolare ed infine alla Margherita. E qui si interrompe un percorso che naturalmente avrebbe dovuto condurre al Partito Democratico. Perché queste persone non sono dirigenti, come sarebbe dovuto essere logico, del PD? La ragione è molto semplice: perché sono andate via dalla Margherita, ovvero, come più volte esse stesse hanno dichiarato, sono state costrette ad andarsene. La politica, si sa, è fondamentalmente gestione del sottogoverno. Molti di coloro che “fanno politica” hanno aspirazione alla gestione del sottogoverno che è in sé legittima quando implica una rotazione negli incarichi. Quando, invece, questi sono appannaggio sempre dello stesso dirigente, fatalmente si conduce all’asfissia chiunque tenti di emergere e si dice in gergo che “non si fa crescere nessuno”. A Guardia , poi, si è raggiunto il parossismo, tanto che si tenta in ogni occasione di costruire partiti a base familiare per non avere antagonisti. Questo è successo a queste persone, che tecnicamente sarebbero dovute essere non solo dalla mia parte, ma nel mio stesso partito e che ora mi ritrovo addirittura nello schieramento opposto. Chi porta questa responsabilità dovrebbe fare molti “mea culpa” ma temo che il pelo sullo stomaco sia troppo spesso perché questo avvenga. E anche perché, se le cose si manipolano, come di prassi, a dovere, si può far apparire ragione anche il torto più marcio. Di qui la guerra. Della quale la prima vittima sono stato io stesso. Ma non tanto per il venir meno alla parola data per iscritto, quanto per la mancanza di rispetto che colpiva direttamente la mia immagine. Ma, come si dice, chi più capisce più deve comprendere. Ed è toccato a me comprendere. Adesso,tuttavia, sono stanco di questo scontro che non finisce più e che va a tutto detrimento della collettività. E’ venuto il momento di dire chiaramente qual è l’obiettivo a cui si punta.


3) Sulla scorta dell’orientamento emerso nella riunione di cui innanzi, ho ritenuto, con un semplice ragionamento, che la nostra delegazione dovesse avere la più ampia possibilità di negoziato e ciò si può ottenere con un azzeramento dello status quo. Io ho fatto la mia parte, autonomamente perché sono stanco anche delle soverchie chiacchiere inconcludenti. Mi auguro che anche gli altri facciano altrettanto. Semplicemente, per quanto mi riguarda, il problema della rinuncia a qualcosa non verrà a cose fatte.

Raffaele Garofano

6 commenti:

  1. Caro Raffaele voglio esprimerti tutta la mia solidarietà in questo momento così doloroso per te, io come tanti tuoi amici sappiamo quanto ti è costato il gesto appena fatto. Tu che hai tenuto testa a tutti i nostri inviti a chiudere una parentesi politica che non aveva più senso tenere in piedi, ma che con ostinazione hai continuato a credere che fosse possibile mettere insieme una squadra con l'obbiettivo di portare a termine almeno una parte delle tante cose che ti eri promesso di fare. Lo so che hai sopportato fino in fondo di tutto e di più pur di concretizzare qualcosa per questa comunità, ma alla fine sei dovuto soccombere davanti agli egoismi ed ai menefreghismi di tanti. Se può esserti di aiuto ti dico che il tempo è galantuomo e alla fine darà ragione a chi lo merito.
    Con stima Mario

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  2. Credo che la scelta dell'Assessore Ing. Garofano dovrebbe essere imitata, a buon evidente motivo, da più di qualche singola persona all'interno dell'amministrazione.
    Trascinarsi avanti ulteriormente non serve a molto.

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  3. Compagno Raffaele
    nell'esprimerti la mia solidarietà,anche perchè io so quanto ti è costato fare questo passo ... devo dire che il tuo LAVORO , uso la maiuscala sia per la qualità che la quantità, è stato vano.
    Il perchè lo sai... infatti la strada che tu cercavi di indicare non era quella voluta dagli altri , forse anche da molti dei nostri concittadini che sono plagiati dal solito dirigente che, poi, in altri ambiti fa valere i numeri per scopi personali ( vedi ultima... in quota PD ).
    Comunque abbiamo fatto un bel po di strada insieme e penso che ne faremo ancora tanta ,io sono contento di stare al tuo fianco soprattutto in questo momento.
    Con stima
    vincenzo falato

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  4. Ciao Coraggiosi!
    Quella dell'assessore Garofano è una ricostruzione rigorosa e puntigliosa del panorama politico e amministrativo di questi anni. Ma questo suo gesto non è un farsi da parte, ma un farsi avanti, nell'assoluta libertà di chi si è svincolato da una situazione istituzionale che di per sè è vincolante a una lealtà amministrativa e di coalizione. Ora i problemi sollevati non possono più essere nascosti entro la cortina fumogena della sua " ostinazione".
    Non c'è più il lupo, riusciranno gli "agnelli" a produrre qualcosa di buono per la nostra collettivita?
    Angelo Mancini

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  5. era ora.....ora ti sono più vicino di prima!!!!
    silvio di santo

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  6. Anonimo ha detto
    Rafè mò è l'ora vai avanti

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