domenica 17 maggio 2009

Incarichi e appalti, chiesto il rinvio a giudizio per Mastella e la moglie

MAS 

Il pm di Napoli Francesco Curcio, insieme al capo dell’ufficio giudiziario Giovandomenico Lepore, ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella, per la moglie, Sandra Lonardo, presidente del consiglio regionale della Campania e per altre 21 persone, tra cui il consuocero dei coniugi, Carlo Camilleri, indagate nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere su un intreccio tra interessi clientelari e politica. A febbraio scorso era stato notificato agli indagati un avviso di chiusura indagini, dopo che la Procura samaritana aveva trasmesso gli atti a quella napoletana perché il gip Francesco Chiaromonte, contestualmente all’emissione di misure cautelari, si era dichiarato incompetente. Spetterà al gup Sergio Marotta fissare una data per l’udienza preliminare nelle prossime ore.

Ma tecnicamente che cosa è il rinvio a giudizio? Essa è formulata dal pubblico ministero ogni qual volta egli ritiene che nel corso delle indagini preliminari siano stati raccolti elementi sufficienti a sostenere l'accusa nell'eventuale e successivo giudizio. Rappresenta il modo "ordinario" di esercizio dell'azione penale. La richiesta deve contenere una serie di elementi tra i quali l'enunciazione in forma chiara e precisa della imputazione. Tale elemento è di fondamentale importanza poiché fissa l'oggetto dell'udienza preliminare e soprattutto garantisce all'imputato di esercitare compiutamente il diritto di difesa. La richiesta viene depositata nella cancelleria del giudice competente (GUP) il quale fissa l'udienza e ne fa dare avviso alle parti.


L’ex guardasigilli, alla notizia della richiesta di rinvio a giudizio, si è detto sereno. “Non ci voleva la zingara, - ha commentato, - per indovinare che sarebbe andata così. Comunque, per quanto mi riguarda, sono e resto sereno. Mi auguro che uguale serenità nei miei confronti ci sia anche da parte degli altri”.
Le accuse agli indagati dovrebbero comprendere, a vario titolo, dalla concussione all’abuso e rivelazione di segreti d’ufficio; il reato di associazione per delinquere, contestato inizialmente da Chiaromonte, non è stato poi confermato nell’avviso di chiusura delle indagini. L’inchiesta originale contava 24 indagati ma, secondo quanto si è appreso, la Procura napoletana non intenderebbe procedere nei confronti di uno di loro.

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