di Giuseppe Falato. Dopo i “testi” pubblicati su questo sito, non ho saputo resistere alla tentazione di inserirmi con un “intertesto” e questo perché, il ventesimo giorno del quarto mese dell’anno 2011 alla presentazione io c’ero. Non mi interessano gli aspetti “letterari” del libbro (non vi meravigliate della mia ortografia, nell’opera c’è di peggio: a Guardia dobbiamo restituirGLI oppure un schiavo e così via) già ampiamente trattati negli interventi precedenti, ma ciò che voglio sottolineare è lo strabismo culturale e l’inettitudine intellettuale che hanno pervaso l’intera manifestazione.
Voi mi chiederete: ma come, alla kermesse ha parlato chi ha letto uno, nessuno e centomila libri, chi ha risollevato le sorti della cultura locale sottoscrivendo alla cieca il primo abbonamento al primo quotidiano locale, chi dà lezioni di politica da oltre trent’anni e tu parli di strabismo culturale e di inettitudine intellettuale? Ebbene, sì, è proprio così.
La questione, infatti, sta in questi termini: o chi è intervenuto non aveva letto il libbro (e questo è gravissimo di per sé) oppure aveva letto il libbro, ma ha pensato di volare alto con finissime quanto astruse analisi economico-sociali del tutto inconferenti rispetto all’opera del Nostro.
Io, fossi in loro, andrei a (ri)leggere Smith, Marx, Erasmo da Rotterdam, Proudhon (questi sono alcuni dei nomi sbandierati alla presentazione) e poi mi dissocerei da quanto è stato detto nell’occasione, atteso che, quand’anche certe cose siano state fatte in buona fede, al di sopra di tutto c’è il rispetto delle persone e della loro intelligenza.
A tal proposito, vorrei semplicemente osservare che quando, per ipotesi, si parla di tolleranza, anziché intertestualizzarsi continuamente con R. Florida, una volta tanto si citi Locke (Lettera sulla tolleranza) e si mettano in pratica i precetti del grande filosofo (questo, per un cattolico praticante, ad esempio, non dovrebbe essere un problema), perché diversamente si possono rappresentare solo gli inesistenti guardiesi del libbro.
Infine, citazione per citazione, se, come diceva Cartesio, l’uomo si distingue dall’animale perché è dotato della parola con cui può comunicare il proprio pensiero, devo pensare che si vuole che questa comunità degradi ad animale tacendo o ragliando per sempre.
Ah, dimenticavo: ma in questo paese scrivono, leggono e parlano solo gli ingegneri?
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